Analisi

Il settore agroalimentare italiano

Le sfide per creare occupazione e valore

Oltre 60 aziende si raccontano nella pubblicazione “Il settore agroalimentare – Fattori strategici, regole d’oro e casi di successo”, presentato da Oscar Farinetti, Presidente di Eataly, e Paolo Gibello, Presidente di Deloitte & Touche Spa

Il settore agroalimentare made in Italy: esportazione e contraffazione

Secondo recenti stime, il 22% del fatturato delle aziende del settore agroalimentare è esportato e si contano oltre 16.000 imprese esportatrici. La spesa alimentare degli italiani assume un valore complessivo di 140 miliardi di euro e rilevanti sono i primati quantitativi dell'agricoltura italiana che è in Europa primo produttore di riso, tabacco, frutta fresca e ortaggi freschi; il secondo produttore di fiori, uova, pollame, vini e mosti; il terzo produttore di barbabietola da zucchero, di frumento, di carni bovine. Sul versante delle produzioni biologiche, in Italia sono presenti un terzo delle imprese biologiche europee e oltre un quarto della superficie “bio” dell'Unione.

Come evidenzia il rapporto Censis (2014), il mercato nazionale della contraffazione ha una dimensione stimata di 6,5 miliardi di euro, dei quali il 15,8% riguarda il settore agroalimentare, per una cifra che supera il miliardo di euro. 

Se si passa invece ai dati relativi all’Italian Sounding, le stime portano ad un valore pari a 60 miliardi di euro l’anno, dei quali la metà solo per il settore agroalimentare. La ripartizione geografica del fenomeno può essere così sommariamente descritta: 24 miliardi di euro nel Nord America, 26 miliardi in Europa e i restanti 10 miliardi nel resto del mondo. Se si rapportano questi dati al valore delle esportazioni dell’Italia di prodotti agroalimentari autentici, si ottiene una sorta di “indice di imitazione” che, nei casi citati, risulterebbe pari a 8 per il Nord America (cioè il valore di mercato dei prodotti imitati è 8 volte più grande di quello delle esportazioni di veri prodotti italiani), circa 2 per l’Europa e 2,5 per il resto del mondo. 

Secondo l’ultima revisione della Corte dei Conti, inoltre, nel 2013 abbiamo rinunciato a 5,7 miliardi di euro. Ovvero abbiamo dato al bilancio comunitario quasi 6 miliardi di euro in più di quanto non siamo riusciti ad utilizzare.

Il progetto Deloitte “Food&Agriculture”

Il progetto Deloitte dedicato allo studio del settore agroalimentare ha avuto inizio nel 2009-2010, grazie anche ai contributi di imprenditori, professori universitari ed altri esperti e referenti nel settore. Il principale obiettivo che gli esperti Deloitte coinvolti si pongono è quello di dare visibilità alle qualità imprenditoriali e produttive italiane. 

Nel 2012 le attività del progetto hanno portato ad una prima pubblicazione, “Il settore agroalimentare – Un patrimonio made in Italy da consolidare e rinnovare”, in cui si sono identificate 5 regole d’oro che caratterizzano il settore agroalimentare:

1. la capacità di affiancare tradizione e innovazione

2. la gestione dei passaggi generazionali e delle trasformazioni organizzative

3. la strategia di valorizzazione dei prodotti e di internazionalizzazione

4. l’efficienza nei processi produttivi e l’ampliamento di gamma

5. la gestione degli aspetti finanziari connessi allo sviluppo.

Alla teoria è seguita la pratica e, partendo da queste regole, gli esperti del Network Deloitte hanno avuto modo di raccogliere testimonianze e contributi da parte di aziende e imprenditori disponibili a raccontare la loro storia aziendale. Da qui è nato il secondo volume, “Il settore agroalimentare – Fattori strategici, regole d’oro e casi di successo”, che prosegue sul percorso di valorizzazione del made in Italy agroalimentare.

Questa seconda pubblicazione Deloitte dedica una parte molto ampia alle testimonianze di imprenditori del settore che raccontano l’eccellenza agroalimentare dei prodotti made in Italy e si raccontano, condividendo il proprio percorso di crescita, l’esperienza maturata e le prospettive per il futuro del settore.

La qualità dei prodotti made in Italy

Nel nostro Paese viene sempre mantenuta e implementata la tradizione delle piccole e medie imprese che ne fanno parte, nel pieno rispetto del territorio. Tutto ciò permette alle aziende di offrire ai consumatori italiani e a quelli stranieri un livello elevato di personalizzazione dei prodotti, oltre alla massima genuinità e all’elevato controllo di tutti i processi produttivi, dalle materie prime ai prodotti finiti.

Uno degli aspetti più importanti è riuscire a coniugare la produzione artigianale con le logiche industriali. Ciò comporta soprattutto il difficile compito di mantenere la qualità dei prodotti aumentandone la quantità: occorre tenere presente, nell’approvvigionamento delle materie prime, ad esempio, che devono essere di elevata qualità per non tradire l’offerta di beni made in Italy, che tuttavia richiedono costi maggiori rispetto ai prodotti industriali.

Essere in grado di garantire ai consumatori la sicurezza alimentare, l’origine e la qualità dei prodotti, la sostenibilità dei processi produttivi e la coerenza della catena logistica permette di offrire al mercato trasparenza e sicurezza. La società di oggi ci obbliga sempre più a ricercare nuove e più efficaci soluzioni di produzione, che possano migliorare il rapporto tra economia e ambiente in modo tale da favorire la qualità, lo sviluppo e la sostenibilità. Il risparmio e l’utilizzo efficiente dell’energia sono inoltre obiettivi strategici, dal momento che permettono alle imprese di ridurre i costi e di avere un effetto positivo anche sulla società, riducendo gli impatti negativi sull’ambiente.

I tempi e i metodi delle attività di distribuzione del settore alimentare sono molto cambiati nel corso degli anni, ma l’obiettivo è rimasto invariato: la soddisfazione dei consumatori, grazie ai prodotti freschi dell’agricoltura italiana che finiscono sulle loro tavole.

Il comparto in Italia è costituito perlopiù da aziende familiari, tramandate di generazione in generazione, le quali fanno affidamento principalmente sulla conoscenza del settore di nicchia a cui appartengono, e che, per poter internazionalizzare i propri prodotti, hanno necessariamente bisogno di risorse finanziarie. Far leva sul prodotto certificato made in Italy significa creazione di valore, infatti il marchio made in Italy rappresenta un elemento fondamentale per l’esportazione, e un elemento di riconoscibilità come prodotti sicuri e di qualità.

È però auspicabile che questo percorso di crescita sia impostato con metodo, pianificazione, seguendo linee guida e strategie. Pertanto ogni impresa deve essere in grado di sapere sempre dove si trova, analizzando la propria situazione e utilizzando gli strumenti adeguati; capire dove vuole andare, ovvero quali sono le prospettive, i prossimi passi che intende attuare, dove e a cosa vuole arrivare; infine, una volta inquadrati il contesto e la propria azienda e fissati gli obiettivi, è necessario capire come gestire il cambiamento vero e proprio, se si è in grado di farlo da soli, con le forze interne all’impresa, o se si ha bisogno di un maggiore supporto.

Il processo di internazionalizzazione sta diventando una scelta obbligata per molte PMI del settore agroalimentare. Al fine di potersi confrontare con i mercati esteri è però necessario che le imprese abbiano una buona flessibilità operativa, maggiore stabilità del fatturato, riduzione dei costi di produzione e migliore efficienza: ne consegue un crescente interesse verso le reti di imprese.

Analisi, suggerimenti e spunti pratici per il settore 

Questa seconda pubblicazione dedica una parte molto ampia alla descrizione dei profili aziendali: storie di aziende raccolte seguendo - come elemento conduttore - le regole d’oro ovvero quei fattori che maggiormente caratterizzano le strategie aziendali.

Seguono il campione di aziende, portavoce dell’eccellenza made in Italy nel settore agroalimentare, selezionate per questa analisi e i relativi dati emersi in riferimento a:

• Un suggerimento pratico che grazie alla loro esperienza ritengono importante e quindi potenzialmente utile anche per le altre imprese del settore;

• Uno degli obiettivi che le aziende si pongono di portare a termine nel breve/medio periodo.

In particolar modo, si evidenzia che le aziende di minori dimensioni individuano come fattori maggiormente significativi e determinanti per la propria attività il legame con la tradizione artigiana ed il mantenimento di quella che è la cultura aziendale, insieme alla capacità di saper innovare mettendo a disposizione dei consumatori prodotti nuovi e diversificati. 

Mentre le aziende più grandi sono proiettate maggiormente verso l’evoluzione dei modelli organizzativi, con il progressivo passaggio dell’impresa da famigliare a manageriale; non meno importante è il saper innovare anche a livello di processi, mantenendo alta la qualità dei prodotti. Il settore agroalimentare in Italia è caratterizzato da aziende di dimensioni tendenzialmente contenute, che sono spesso a carattere familiare. L'analisi di Deloitte ha preso in considerazione le diverse classi dimensionali in funzione del fatturato delle singole aziende.

Il primo suggerimento pratico evidenziato nella ricerca è la necessità per ogni azienda di realizzare un ottimale Piano Aziendale analitico, strettamente connesso all’ambiente che circonda l’impresa, ai vantaggi derivanti dalla sua collocazione territoriale e alla storia della stessa azienda.

Prospettive e obiettivi futuri delle aziende agroalimentari

Gli imprenditori intervistati hanno condiviso un’altra informazione importante del loro operato, ovvero le prospettive future: quelle sfide e quegli obiettivi che vengono ritenuti maggiormente rilevanti e che la singola azienda si prefigge di raggiungere in uno specifico arco temporale. 

Con riferimento ai nuovi mercati di sbocco, vengono a delinearsi anche altri mercati per il made in Italy e se ne confermano parecchi preesistenti: tanti, infatti, confidano ancora molto nell’Europa nonostante l’’incidenza – non secondaria – dei costi di trasporto legati a tale commercio. Inoltre si registra un interesse degli imprenditori per la Russia, e si guarda con interesse crescente alla Cina pur considerando l’incidenza dei costi di trasporto e i tanti aspetti amministrativi e doganali.

Un elemento di ampio riscontro emerso dalle interviste, è la necessità di nuova finanza da raggiungere anche attraverso l’apertura del capitale a nuovi soci, al fine di accompagnare con essi la strategia di crescita aziendale; ma è emersa anche la ricerca di imprese interessanti da prendere in considerazione per l’eventualità di un’acquisizione, l’avviamento di operazioni societarie straordinarie – quali fusioni, acquisizioni e trasformazioni.

I modelli di analisi economico-aziendale

L’osservazione del settore agroalimentare attraverso l’applicazione dei modelli di analisi economico-aziendale individuati nella prima pubblicazione Deloitte, ha contribuito alla identificazione e razionalizzazione delle 5 regole d’oro.

I modelli considerati nella ricerca Deloitte sono i seguenti:

• MATRICE PROCESSO-DIMENSIONE
La matrice “processo-dimensione” si fonda sui principi della catena di creazione del valore e dell’incorporazione dei processi che sono in grado di generare marginalità. La matrice mette in correlazione il processo svolto dall’azienda (produzione, trasformazione, distribuzione) con la dimensione dell’azienda stessa nell’ambito del settore di appartenenza. L’analisi, condotta secondo tale matrice, permette quindi di evidenziare quali potrebbero essere i benefici, in termini di incremento della marginalità, qualora le aziende decidessero di adottare strategie di integrazione verticale o orizzontale dei processi, creando crescite dimensionali nell’ambito dello stesso processo o incorporando processi posizionati su livelli diversi della catena del valore (“a monte” o “a valle” dell’azienda).

• APPROCCIO SISTEMICO
L’approccio sistemico parte dall’analisi dei processi aziendali per comprendere gli input originari e gli output finali di ciascun processo, estendendo e focalizzando le analisi sugli output intermedi che si generano nel corso del processo. In particolare, l’output intermedio è spesso considerato uno “scarto” da cui derivano costi per ulteriori lavorazioni o per lo smaltimento. Con l’approccio sistemico si sviluppano invece scenari alternativi, in modo che anche gli output intermedi possano rappresentare elementi di input per nuovi processi da svolgere internamente all’azienda o da affidare all’esterno. Nell’ambito di tali scenari alternativi si fa spesso ricorso a nuovi sistemi di produzione, elaborati anche facendo ricorso alle più recenti tecnologie o facendo tesoro di antiche tradizioni di efficienza.

• MODELLO INTEGRATO DI SVILUPPO
Il modello integrato consente di condurre una valutazione “costi-benefici”, per considerare gli spunti che emergono dall’applicazione della matrice processo-dimensione e quelli che derivano dall’approccio sistemico. Le valutazioni condotte in virtù del modello integrato tengono conto delle scelte intertemporali delle aziende, delle loro capacità di investimento e delle aspettative di ritorno (pay back). Dall’applicazione del modello integrato derivano, quindi, possibili percorsi virtuosi che rispondono a necessità specifiche delle singole aziende in termini di incremento o salvaguardia della marginalità, da raggiungersi mediante integrazione ed efficientamento dei processi aziendali.

Spunti di riflessione cruciali per il settore agroalimentare e considerazioni conclusive

Alla luce delle testimonianze raccolte si è riscontrato come, anche in ragione del macrocontesto economico, le decisioni aziendali siano sempre più rivolte verso strategie di medio-lungo termine. Gli “aspetti organizzativi” sono la risposta strutturata a opportunità esterne e a intuizioni imprenditoriali, da concretizzare attraverso l’applicazione di piani dettagliati e puntuali.

Dagli incontri con gli imprenditori e dalle testimonianze raccolte emerge come gli aspetti organizzativi si siano rivelati per molte aziende come un elemento prioritario nella loro storia di sopravvivenza e di consolidamento dei successi. La composizione degli aspetti finanziari poi, ha giocato e sta giocando un ruolo determinante nella definizione delle strategie e, ancor più spesso, nella sopravvivenza delle aziende. 

Una nuova cultura del cibo inizia a diffondersi: l’attenzione a ciò che mangiamo diviene l’elemento centrale su cui costruire un percorso aziendale volto a rispondere a reali richieste e necessità di consumatori informati e attenti, con il sempre più diffuso utilizzo di prodotti e metodi sicuri, rispettosi dell’ambiente, che non vadano quindi a stravolgere le colture e i terreni rendendoli poveri.

Il marchio made in Italy esercita una potente attrazione sui popoli stranieri. Questo, unito alla bellezza del nostro territorio, è una risorsa che, in un momento storico come l’attuale, non può essere ignorata; anzi, deve divenire il pilastro su cui costruire prospettive diverse.

Dalle testimonianze risulta, inoltre, la forte volontà di far comprendere che determinazione e audacia possono premiare gli imprenditori e che bisogna imparare ad osare con la giusta dose di coraggio, affinché si possano affrontare le giuste sfide. Proprio sull’approfondimento delle prospettive e dei passi concreti che dovrebbero essere fatti nella valorizzazione del nostro enorme patrimonio agroalimentare italiano verterà anche la prossima pubblicazione Deloitte.

 

Titolo pubblicazione ed editore

“Il settore agroalimentare – Fattori strategici, regole d’oro e casi di successo”

STRUTTURA DELLA PUBBLICAZIONE

La pubblicazione individua quei fattori strategici che più caratterizzano l’agroalimentare e li approfondisce grazie al contributo di alcuni qualificati osservatori del settore - mondo imprenditoriale, ma anche accademico – a cui fanno seguito le testimonianze, sul campo, degli imprenditori. Una descrizione puntuale dei profili aziendali: storie di oltre 60 aziende del tessuto produttivo italiano raccolte seguendo - come elemento conduttore - la regola d’oro ovvero quel fattore che maggiormente caratterizza le attività aziendali e che l’imprenditore riconosce come propria. 

Dallo studio emerge come molti imprenditori stiano affrontando sfide analoghe, da cui ne conseguono alcuni suggerimenti e spunti pratici, utili al fine di aiutare ciascuna azienda a delineare un percorso preferibile da seguire e gli obiettivi che si intendono raggiungere; molti sono infatti i casi in cui si riscontra una forte convergenza di strategie e orientamenti.

Le prospettive che si vengono a delineare per il settore agroalimentare vanno nella direzione di una costante e sempre più attenta selezione dei prodotti che vada a premiare le eccellenze, con una chiave di lettura volta non al confronto acceso ma all’aggregazione e alla collaborazione tra gli operatori del settore, tale da facilitare la crescita delle imprese e l’apertura verso nuovi mercati. 

AUTORI

Paolo Gibello, Eugenio Puddu, Luigi Bistagnino, Valter Cantino e Domenico Zaccone

Prefazioni a cura di Oscar Farinetti ed Enrico Ciai, Considerazioni conclusive a cura di Carlo Petrini

  • Paolo Gibello 
    Presidente di Deloitte & Touche S.p.A. e tra i primi promotori del progetto “Food&Agriculture” di cui è anche responsabile nazionale; coordina il gruppo di lavoro di Deloitte dedicato al Mid Market ed è il responsabile delle attività e delle pubblicazioni dell’Osservatorio Bilanci istituito da Deloitte nel 2010. È nel Comitato dei Garanti del Master in Agribusiness & Food Management del Gruppo 24 Ore con Università di Parma; interviene come relatore e testimone nell’ambito di corsi universitari. Ricopre incarichi di socio responsabile dell’attività di revisione contabile di bilanci di importanti gruppi anche appartenenti al settore finanziario. È Dottore Commercialista e Revisore Contabile.
  • Eugenio Puddu
    È un Partner di Deloitte & Touche S.p.A., dove collabora nel gruppo di lavoro di Deloitte dedicato al Mid Market; per conto di Deloitte segue i rapporti con numerose Università in Italia ed è Professore a contratto presso il Politecnico di Torino. Ricopre incarichi di revisione contabile dei bilanci di importanti società. Partecipa al gruppo di lavoro Deloitte dedicato al settore agroalimentare ed è referente del progetto “Food&Agriculture” per il Piemonte, la Liguria e la Valle d’Aosta. È Dottore Commercialista e Revisore Contabile.
  • Luigi Bistagnino
    Architetto e designer, si occupa di ecocompatibilità dei prodotti, dell’agroalimentare e dell’industria. Fondatore del gruppo di ricerca Design Sistemico Politecnico di Torino, che ha come obiettivo lo sviluppo dei processi e dei prodotti tendenti a emissioni zero. Professore Ordinario e Presidente del Corso di Studi in Design del Politecnico di Torino, è autore di saggi e articoli pubblicati su importanti riviste nazionali e internazionali. Partecipa al gruppo di lavoro Deloitte dedicato al settore agroalimentare ed è nel comitato scientifico del progetto “Food&Agriculture”.
  • Valter Cantino
    Professore Ordinario di Economia Aziendale all’Università degli Studi di Torino e Direttore del Dipartimento di Management nello stesso Ateneo, è stato Direttore della Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università degli Studi di Torino e Rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche. È autore di studi e pubblicazioni in tema di Accounting, Auditing e Sistemi informativi. È Amministratore indipendente e Sindaco in società di gruppi quotati. Partecipa al gruppo di lavoro Deloitte dedicato al settore agroalimentare ed è nel comitato scientifico del progetto “Food&Agriculture”.
  • Domenico Zaccone
    Amministratore non Esecutivo e Senior Advisor di Società e Fondi di Investimento, ha ricoperto il ruolo di CEO in importanti imprese nel settore dei beni di consumo. È speaker presso l’Università Bocconi e il Politecnico di Milano, è Director dell’Istituto Alti Studi Strategici Politici per la Leadership. Ricopre ruoli di responsabilità in fondazioni e associazioni operanti nel campo del sociale. Partecipa al gruppo di lavoro Deloitte dedicato al settore agroalimentare ed è nel comitato scientifico del progetto “Food&Agriculture”.
CONTRIBUTI IN PREFAZIONE
  • Oscar Farinetti (Presidente Eataly)
    Fondatore e Presidente di Eataly, ha trasformato il supermercato del padre nel primo gruppo italiano di elettrodomestici, con il marchio UniEuro. In seguito ha deciso di occuparsi di enogastronomia, inventando il primo supermercato dedicato interamente ai cibi di qualità, Eataly, ora presente non solo in Italia ma anche in altri cinque Paesi.
  • Enrico Ciai (Presidente e AD Deloitte Italy S.p.A.)
    Presidente e AD di Deloitte Italy S.p.A. da giugno 2011, è tra i primi sostenitori del progetto “Food&Agriculture”. Ha maturato una notevole esperienza nello svolgimento di importanti incarichi di revisione contabile nel settore bancario, assicurativo e di intermediazione finanziaria. Ha inoltre una significativa esperienza nella consulenza strategica e operativa, con un’attenzione specifica all’area della finanza e della tesoreria aziendale. Attualmente è Presidente della Commissione Tecnica Servizi Finanziari di Assirevi (Associazione Italiana Revisori Contabili). È Dottore Commercialista e Revisore Contabile.
CONTRIBUTI IN CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
  • Carlo Petrini (Presidente Slow Food)
    Il 9 dicembre 1989, è a Parigi dove, all’Opéra Comique, il Manifesto del Movimento Internazionale Slow Food viene sottoscritto da oltre venti delegazioni provenienti da diversi Paesi del mondo. Petrini è eletto Presidente, carica che ha mantenuto fino a oggi, ed elabora negli anni una nuova idea di gastronomia, che guarda al cibo come risultato di processi culturali, storici, economici e ambientali, dando decisivo impulso alla creazione della prima Università degli Studi di Scienze Gastronomiche al mondo. Nel 2004 gli viene attribuito il titolo di Eroe Europeo da parte della rivista Time Magazine, mentre nel gennaio 2008 compare, unico italiano, tra le «cinquanta persone che potrebbero salvare il mondo», elenco redatto dal prestigioso quotidiano anglosassone The Guardian.

 

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