global manufacturing competitiveness index

Analisi

2016 Global Manufacturing Competitiveness Index

Il comparto manifatturiero sta avendo una sempre più marcata influenza nel guidare la ripresa economica a livello globale e nel creare nuove strade verso una ritrovata prosperità a livello di singoli Paesi. È quanto emerge dallo studio Deloitte, “Global Manufacturing Competitiveness Index” (GMCI), condotto da The Deloitte Center for Industry Insights in collaborazione con lo U.S. Council on Competitiveness

I primi 10 Paesi classificati dai 367 CEO da 49 Paesi coinvolti e che hanno partecipato alla survey danno un’idea precisa dello stretto legame che esiste tra alti livelli di competitività e grado di innovazione per riuscire ad eccellere nel settore manifatturiero globale.

Executive summary

  • La Cina si conferma al vertice, ma nel 2020 sarà superata dagli USA 
  • La Germania è, e resterà, prima in Europa anche nel 2020
  • I fattori chiave per la crescita della competitività sono in primis le risorse altamente qualificate, seguite rispettivamente dal controllo dei costi e dall’aumento della produttività 

 

I Paesi al vertice dei ranking internazionali

Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Corea del Sud e India rappresentano il 60% del Pil globale generato dal comparto manifatturiero; è quindi chiaro che queste sei nazioni rivestono un ruolo chiave nel guidare i principali trend di settore nei prossimi cinque anni.

  • La Cina si riconferma al primo posto come nazione più competitiva nel 2016, ma nella prospettiva dei CEO rispondenti lascerà il primato agli Stati Uniti entro i prossimi 5 anni.
  • La Germania si conferma prima tra i Paesi europei e manterrà il terzo posto nel ranking globale anche nei prossimi anni.
  • La promessa tanto attesa dei BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) non si è mantenuta, bensì alcuni di questi Paesi continuano a subire forti cali nel livello di competitività. In particolare, il Brasile risulta 29° in classifica, in discesa rispetto all’8° posizione del 2013, segnalando un precipitoso declino in un brevissimo periodo. 
  • Stanno emergendo i cosiddetti MITI-V ("Mighty 5"): Malesia, India, Tailandia, Indonesia, Vietnam. Anche se tutti questi Paesi, tranne il Vietnam, hanno mostrato un calo complessivo nella classifica di competitività tra il 2013 e il 2016, i dirigenti intervistati da Deloitte si aspettano che tutte e cinque queste nazioni entrino nelle prime 15 posizioni in classifica entro la fine del decennio, dal momento che questi paesi continuano a raccogliere l'interesse dei produttori globali alla ricerca di alternative alla Cina.

 

Global CEO survey: 2016 Global manufacturing competitiveness index rankings by country

L’Italia sale di 4 posizioni al 28° posto

L’Italia si posiziona al 28° posto guadagnando 4 posizioni rispetto al ranking mondiale stilato nel 2013.

Lo scorso triennio il Paese ha infatti registrato segnali di ripresa, anche grazie alla sempre più forte interconnessione tra industria e servizi oltre che alla frammentazione internazionale della produzione che favorisce gli scambi di beni e servizi intermedi (Rapporto sulla competitività dei settori produttivi – ISTAT).

La quota parte di Pil generata dal settore manifatturiero a gennaio 2016 vale 65.379 milioni di euro (dati Istat), guadagnando più di un punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2015 e anche le esportazioni dei manufatti italiani sono in ripresa, seppur con andamenti molti altalenanti.

Si intravedono quindi segnali di miglioramento e il comparto continua il suo seppur ancora difficile percorso verso la ripresa: lo studio Deloitte prevede infatti che l’Italia nel 2020 perda due posizioni nella classifica di competitività nel settore manifatturiero, scendendo dal 28° al 30° posto.

“Se da un lato l’Italia guadagna ben 4 posizione nella classifica della competitività del settore manifatturiero, a livello internazionale le percezioni sul futuro della manifattura italiana sono però ancora incerte a causa soprattutto della contrazione di investimenti e consumi interni e del complesso sistema regolamentare che rappresentano alcuni tra i principali drivers di competitività nel futuro ” – afferma Valeria Brambilla, partner di Deloitte e promotrice del report – “Per i CEO intervistati la perdita di competitività da qui al 2020 non riguarderà solo l’Italia ma in generale la maggior parte dei Paesi europei”.

 
Global CEO survey: Drivers of global manufacturing competitiveness

global manufacturing competitiveness index
Source: Deloitte Touche Tohmatsu Limited and US Council on Competitiveness, 2016 Global Manufacturing Competitiveness Index

I driver della competitività del settore manifatturiero

I proventi e le esportazioni generati dal settore manifatturiero stanno sempre più spronando le diverse nazioni a confrontarsi con nuovi investimenti per lo sviluppo di infrastrutture high-tech e per la formazione di risorse altamente qualificate in questo ambito. L’utilizzo e l’integrazione delle nuove tecnologie nei tradizionali processi produttivi sono infatti fondamentali per mantenere il proprio livello di competitività nel mondo.

  • Tra i principali top driver responsabili dell’indice di competitività di un Paese, la presenza di risorse altamente qualificate rimane il principale fattore di successo, seguito rispettivamente dal controllo dei costi e dall’aumento della produttività.
  • L’innovazione digitale applicata ai processi industriali rimane per i CEO la strada da percorrere per preservare gli elevati livelli di competitività che da sempre hanno caratterizzato i Paesi più avanzati.
  • Un altro importante elemento emerso dallo studio come un facilitatore fondamentale per la ripresa del settore manifatturiero è stata la presenza di normative e riforme a tutela del trasferimento tecnologico e a protezione delle proprietà intellettuali, oltre che incentivi e agevolazioni per nuove assunzioni e investimenti in progetti di innovazione.

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