L’intelligenza artificiale è oggi al centro del dibattito in ambito sociale, culturale ed economico e le sue applicazioni sono già molto presenti nella nostra quotidianità. Nel report conclusivo dell’edizione 2023 dell’Innovation Summit, Deloitte presenta i risultati di ricerca e le testimonianze dei più accreditati esperti in materia in materia.
Dall’analisi di Deloitte svolta in occasione dell’Innovation Summit 2023, già oggi, più di un italiano su due (56%) dichiara un utilizzo medio-alto di prodotti o servizi potenziati dall’AI, una percentuale che sale addirittura al 69% per la fascia d’età più giovane. In prospettiva, la quota di chi esprime un grado di interesse medio-alto all’utilizzo di futuri prodotti e servizi AI sale addirittura al 71% del campione.
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AI: bolla o rivoluzione
I dati sull’interesse degli italiani sul tema, insieme agli investimenti e al crescente utilizzo nella ricerca, indicano la presenza di un mercato potenziale ad oggi non pienamente sfruttato. Anche se la crescita esponenziale del valore delle azioni legate all’AI ha portato alcuni analisti a prefigurare un possibile crollo, solide evidenze suggeriscono che non siamo di fronte a una bolla destinata a scoppiare ma a una rivoluzione che può cambiare il nostro quotidiano. A costituire una prima prova tangibile sono gli investimenti privati, che si stima abbiano raggiunto circa 422 milioni di euro nel 2022, con un aumento previsto a 700 milioni di euro entro il 2025. Oggi, il 38% delle aziende utilizza in modo esteso questa tecnologia ma in tre anni la quota arriverà al 47%.
Guida umana, etica e intelligenza simbiotica
Come ogni rivoluzione tecnologica, l'avvento dell'intelligenza artificiale porta con sé rischi, anche se ad oggi il 67% degli italiani pensa che i benefici dell’AI supereranno le criticità sottostanti. In cima alle preoccupazioni c’è la cybersecurity e data-privacy (30%) con fake news e disinformazione (29%) a seguire. Mentre il 77% delle imprese considera indispensabile il monitoraggio dei rischi, solo il 5% indica problemi etici tra le principali criticità, di cui però le strategie d’innovazione devono tenere conto. È importante quindi che le persone restino al centro della progettazione dei servizi più innovativi dei prossimi anni o decenni, e che ne siano il fine ultimo. Per progettare soluzioni etiche sarà quindi fondamentale basarsi sul concetto di “Intelligenza Simbiotica”, ovvero una profonda integrazione tra l’intelligenza umana e quella artificiale, dove l’uomo rimane alla guida dei processi.
I settori industriali più coinvolti
L’indagine svolta evidenzia che, in termini di settori prioritari su cui occorrerà investire maggiormente per sviluppare nuove soluzioni AI, l’ambito Salute e Medicina è al primo posto tra le preferenze dei consumatori, secondo oltre un italiano su tre (38%). Al secondo posto troviamo gli ambiti Pubblica Amministrazione (31%) e Telecomunicazioni, Media e Intrattenimento (30%). Nelle preferenze, incidono però in maniera decisiva le differenze generazionali. Ad esempio, in linea con la maggiore consapevolezza in tema di sostenibilità, la fascia 18-24 anni pone al primo posto transizione energetica ed economia circolare (37% del campione).
"Per garantire uno sviluppo etico e sicuro dell’intelligenza artificiale è necessario costruire una collaborazione pubblico-privato capace di garantirne una governance improntata al rispetto dei criteri ESG. Secondo il 70% delle imprese intervistate la collaborazione fra attori pubblici e privati sarà imprescindibile per delineare un quadro normativo equo ed efficace."
Il commento di Fabio Pompei, CEO Deloitte Central Mediterranean
"Per fare in modo che i benefici dell’intelligenza artificiale superino i rischi si deve andare verso una profonda integrazione di Intelligenza Umana e Intelligenza Artificiale verso una nuova forma di Intelligenza: L’Intelligenza Simbiotica."
Il commento di Andrea Poggi, Innovation Leader Deloitte Central Mediterranean