Posted: 17 Jul. 2020 5 minuti Tempo di lettura

Professioni STEM: una sfida strategica per il Paese

Così Fondazione Deloitte vuole dare il suo contributo per un’Italia all’avanguardia sulla formazione tecnico-scientifica dei giovani

È un tema strategico per lo sviluppo economico e sociale del Paese, eppure se ne parla poco. L’importanza della formazione in ambito STEM è sempre più chiara alle aziende e anche noi, come Deloitte, ogni anno ci accorgiamo di quanto queste competenze stiano diventando imprescindibili in ogni settore. Per questo, come Fondazione Deloitte, abbiamo deciso di avviare il primo Osservatorio dedicato a educazione e formazione STEM, presentando anche una grande ricerca sul tema. Un impegno concreto per migliorare la sostenibilità sociale ed economica del Paese e assicurare il benessere delle generazioni future, ponendoci come interlocutore privilegiato al centro della rete dei nostri stakeholder.

Inoltre, l’educazione è uno dei tre ambiti in cui Fondazione Deloitte da sempre opera, nella convinzione che non possa esistere progresso senza adeguati investimenti in questo campo. Una convinzione che vale ancora di più se pensiamo alle materie STEM –  ovvero Scienze, Tecnologia, Ingegneria e matematica. Discipline che stanno plasmando il mondo del futuro e che, però, troppo spesso appaiono come troppo complicate o noiose agli occhi dei nostri ragazzi.

Dalla nostra analisi, infatti, emerge che circa un’azienda su quattro (23%) non ha individuato profili STEM nel “momento del bisogno”. Non a caso, in Italia, solamente 1 studente universitario su 4 è iscritto a facoltà STEM (il 27% del totale). Inoltre, tra questi studenti, solo 1 su 10 è iscritto alle facoltà che rispondono appieno alle esigenze professionali emergenti.

Perché i nostri ragazzi sono ancora così timidi nei confronti di le materie tecnico-scientifiche? Di certo la famiglia esercita un’influenza chiave, soprattutto per i piccoli. In generale - per oltre 1 studente su 3 – la famiglia è al primo posto tra gli attori che determinano le scelte dei giovani studenti. I servizi di orientamento offerti dalle scuole, invece, hanno un impatto marginale. Risultato: i ragazzi sono abbandonati a se stessi (o ai bias della famiglia di origine) nelle scelte formative e questo produce una netta distorsione della percezione delle potenzialità offerte da un percorso di studi STEM.

Un altro dato interessante che emerge dalla nostra ricerca, è che chi si allontana da percorsi STEM in giovane età difficilmente vi ritorna: solo circa il 10% degli studenti di scuole secondarie NON STEM si iscrive successivamente a università STEM. Bisogna, allora, andare a vedere cosa succede nel passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria, per capire perché abbiamo così pochi ragazzi interessati alle materie STEM. Ciò che emerge è che chi si iscrive a scuole secondarie NON STEM, lo fa principalmente perché ritiene che questi percorsi siano più in linea con le proprie capacità. Tradotto: i nostri ragazzi in troppi casi non si sentono a loro agio con la matematica e le materie scientifiche.

Ma oltre a vantare scarsa dimestichezza con le materie tecnico-scientifiche, i nostri ragazzi sono frenati anche da alcuni stereotipi associati alle professioni STEM. Il professore sottopagato, lo scienziato premio Nobel, l’informatico nerd: sono questi i bias percettivi associati alle mansioni di impronta tecnico-scientifica. Bias che risultano ancor più marcati all’interno dell’universo femminile, che, ad oggi, risulta ancora meno interessato di quello maschile alle prospettive STEM.

Messi di fronte a questa situazione, quali sono le soluzioni che possiamo mettere in campo? Favorire la pratica durante le ore di didattica è la prima leva d’azione che abbiamo individuato. Rafforzare i momenti di incontro con le aziende è il secondo imperativo. Intervenire sui bias culturali legati alle professioni STEM è un altro nodo cruciale. Infine, contaminare i programmi STEM e NON STEM può essere una leva strategica per aumentare il bacino di giovani che si avvicinano a materie tecnico-scientifiche. Il mercato del lavoro STEM, infatti, sta assistendo a una crescente ibridazione e la ricerca di risorse si sta spostando verso le cosiddette Digital Humanites. Un mercato che si trasformerà velocemente e a cui dobbiamo preparare i nostri ragazzi e il Paese nel suo complesso.

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"RiGeneration STEM. Le competenze del futuro passano da scienza e tecnologia"

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Presidente Fondazione Deloitte

Paolo Gibello

Paolo Gibello

Partner

Partner dal 1996, dal 2004 al 2009 ha ricoperto la carica di Amministratore Delegato di Deloitte & Touche e Audit Function Leader. Ha maturato una rilevante esperienza professionale nell’ambito della revisione contabile di bilanci di banche, società finanziarie e fondi comuni di investimento. Pubblicista su tematiche di bilancio e di controllo interno, è stato membro della commissione intermediari finanziari di Assirevi. Da febbraio 2016 a luglio 2021 è stato Presidente della Fondazione Deloitte.