Posted: 13 Jul. 2020 6 minuti Tempo di lettura

Soldi, ambiente e lavoro

La Millennial Survey fotografa paure e speranze dei giovani

Sono preoccupati per il loro futuro finanziario e lavorativo, soprattutto dopo la pandemia Covid-19. Hanno a cuore la salute del pianeta e pensano che istituzioni e imprese non stiano facendo abbastanza per l’ambiente. Sono convinti che il telelavoro farà parte del “nuovo normale” e hanno voglia di rimboccarsi le mani per esercitare un impatto positivo sulla comunità in cui vivono. Sono i giovani italiani della generazione Millennials (1981-1996) e generazione Z (1996-fine anni 2000) fotografati dalla Millennial Survey di Deloitte 2020: un’indagine condotta a fine 2019 in 43 Paesi su un campione di oltre 18.000 ragazzi, a cui è seguita un’altra survey post-pandemia condotta in 13 Paesi su oltre 9.000 intervistati.

In linea con il trend globale, i giovani italiani dicono di essere stressati: l’arrivo inaspettato della pandemia ha fatto ulteriormente crescere l’ansia sia tra i Millennial, dal 45% al 47%, sia nella Gen Z, dal 45% al 48%. A preoccupare più di tutto sono la situazione finanziaria di lungo periodo, il benessere familiare e le prospettive di carriera. Un aumento significativo si è registrato anche per quanto riguarda la preoccupazione per la salute fisica: tra i Millennials italiani chi si dichiara preoccupato per la salute è passato dal 33% al 39%, tra la Gen Z dal 30% al 42%. Un’impennata dovuta alla diffusione del Coronavirus che testimonia la profondità dell’impatto psicologico della pandemia anche sulle fasce di popolazione meno esposte al virus.

Sebbene tra gli intervistati la preoccupazione finanziaria di lungo periodo sia la prima fonte di stress, i millennials italiani che dichiarano di essere preoccupati spesso o sempre per la loro situazione finanziaria sono il 59%, contro il 67% del trend globale; tra gli italiani della Gen Z la preoccupazione finanziaria tocca il 58% degli intervistati, contro il 64% globale. Al contrario dei loro coetanei, però, gli italiani sono più pessimisti e non credono che la loro situazione finanziaria migliorerà nei prossimi 12 mesi. La quota di italiani incapaci di affrontare una spesa imprevista è scesa dal 42% al 31% tra i millennials e dal 50% al 25% tra la Gen Z dopo la pandemia – un effetto del risparmio obbligato imposto dal lockdown.

Sia per i millennials che per i gen Z l’ambiente è una questione cruciale. Ma mentre i più giovani hanno mantenuto la preoccupazione per l’ambiente al primo posto, dopo la pandemia i millennials sembrano più preoccupati dal rischio disoccupazione che dalla salute del pianeta. In ogni caso, giovani e giovanissimi italiani mostrano una sensibilità ambientale decisamente più sviluppata di quella delle precedenti generazioni: una sensibilità di cui dovranno tenere conto sia le aziende sia le istituzioni, giudicate come inadeguate nell’affrontare la questione ambientale. Azioni concrete per dare senso alla responsabilità di impresa e politiche ambientali più coraggiose: è questo quello che i giovani e giovanissimi si aspettano. Più pessimisti dei loro coetanei sul cambiamento climatico, sia i millennials sia i Gen Z italiani hanno recuperato un margine di ottimismo dopo la pandemia: la drastica riduzione di emissioni inquinanti sperimentata durante il lockdown ha alimentato la speranza che il punto di non ritorno ambientale non sia ancora stato superato.

Profondamente colpiti dall’esperienza della pandemia, circa 3 giovani italiani su 4 dichiarano di sentirsi più empatici verso il prossimo e di voler portare un impatto positivo sulla propria comunità. Ma oltre a questo, i giovani e giovanissimi pensano che il mondo del lavoro cambierà drasticamente dopo il Coronavirus. Il 65% dei millennial pensa che il tele-lavoro possa avere effetti positivi in termini di work-life balance: ancora più ottimisti i giovani della Z gen che concordano sul punto al 68%. Di fronte all’opzione ritorno in ufficio nelle grandi città vs smart working in una città più piccola, il 49% dei millennials e 46% dei Z Gen preferirebbe andare via dai grandi centri. Un trend di cui employer e urbanisti stanno già parlando e che potrebbe diventare sempre più rilevante: a livello globale i millennial e i Z Gen che dichiarano di voler lasciare le metropoli sono il 56%.

Il Covid-19 è stato un evento che ha colpito molto anche i più giovani. Lo testimonia bene la nostra Millennial Survey che, da 9 anni, ogni anno ci permette di fotografare il sentiment dei millennials e dei giovanissimi della generazione Z. Quello che emerge quest’anno ci deve mettere in allarme, ma ci dà anche motivi di speranza: da un lato i nostri ragazzi sono sempre più preoccupati per le loro prospettive finanziarie e lavorative – un trend iniziato con la crisi finanziaria del 2008 e che potrebbe aggravarsi dopo il Coronavirus. Dall’altra, quegli stessi ragazzi mostrano di essere molto più consapevoli di noi sui temi ambientali e sociali, ma anche sulle possibilità che l’innovazione tecnologica può offrirci. Spunti di grande interesse che dobbiamo tenere in considerazione sia come azienda a caccia di talenti, sia come player globale capace di orientare le scelte di imprese e istituzioni che stanno disegnando il mondo di domani.

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Fabio Pompei

Fabio Pompei

Chief Executive Officer

Fabio Pompei è il Chief Executive Officer di Deloitte Italy. Fabio, oltre ad essere Partner di Deloitte dal 2000 e ad aver maturato una significativa esperienza nella revisione in qualità di responsabile dell’area Centro Sud e componente del Comitato Operativo dell’Audit italiano, ha ricoperto la carica di Talent Leader per l'Italia per 4 anni.