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Climate change - Report 2022

L’evoluzione dell’informativa climate-related nelle Relazioni finanziarie 2021

La complessità del cambiamento climatico costituisce un evento che abbraccia l’intero assetto sociale ed economico del pianeta: la percezione del mondo scientifico è che si sia superata la fase delle previsioni e delle ipotesi correlate alle conseguenze del cambiamento climatico e che sia iniziata la fase in cui sia possibile riscontrare gli impatti già in corso. In un quadro già estremamente complesso, non può essere dimenticato il contesto di stress dei mercati energetici già emerso antecedentemente lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, e sensibilmente acuito in seguito allo stesso. Le aspettative degli scienziati concordano sul fatto che tale contesto non avrà certamente ricadute positive sul fenomeno del cambiamento climatico in quanto la conseguente necessità di rapida individuazione di fonti di approvvigionamento energetico alternative al gas proveniente dalla Russia determina la messa in atto di azioni di breve periodo volte a gestire la crisi energetica non compatibili con una strategia di lungo periodo indispensabile per una riduzione programmata dei consumi energetici e una conversione degli approvvigionamenti su fonti rinnovabili.

La convergenza del mondo scientifico è quindi evidente e la politica è a sua volta certamente sensibile alle priorità che consentano il raggiungimento dei target prefissati dagli Accordi di Parigi del dicembre 2015: l’attenzione confermata da parte della comunità scientifica, avallata da quella politica, costituisce un volano che non può non coinvolgere l’intero assetto sociale. In tale contesto, il tessuto economico non può essere escluso: la necessità della gestione del rischio in un contesto strategico si interseca con gli aspetti di gestione e comunicazione, anche in risposta alle richieste di trasparenza che arrivano dagli stakeholder a vario titolo, rilevando quindi la centralità della tematica sotto ogni prospettiva.

La trasformazione dell’ecosistema del reporting aziendale ne è un esempio: la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è un elemento chiave del pacchetto UE sulla finanza sostenibile, che include una serie completa di misure volte a migliorare il flusso di capitali verso attività sostenibili in tutta l'UE. I tavoli di lavoro sono molteplici e paralleli: sono proseguiti i lavori dell’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) per l’elaborazione degli standard europei di rendicontazione di sostenibilità e analoga iniziativa è stata avviata, su scala globale, dall’IFRS Foundation, che dopo aver istituito l’International Sustainability Standard Board (ISSB), ha pubblicato le prime due bozze di standard di sostenibilità, il primo di carattere generale e il secondo dedicato al climate change, con l’obiettivo di pubblicare le versioni finali degli standard entro l’anno.

In tale contesto particolarmente attivo, anche l’attenzione dei regulator sull’informativa climated-related nel corso del 2021 si è ulteriormente innalzata, posizionando le aspettative, per la prima volta, sull’informativa finanziaria e non limitandole al non-financial reporting.

Il contesto di riferimento evidenzia quindi un processo di evoluzione estremamente dinamico che inevitabilmente accresce l’esigenza di tutti gli operatori di considerare il climate change come un aspetto pervasivo nella gestione, nella strategia e, di conseguenza, anche nell’ambito della comunicazione e della predisposizione dei dati finanziari. In questo quadro si inseriscono anche le richieste e le indicazioni da parte degli stakeholder con specifico riferimento alle entità del settore finanziario, portando in modo dirompente la tematica correlata al rischio climate all’attenzione degli enti vigilanti.

Allo scopo di tracciare le evoluzioni del percorso intrapreso dalle società Italiane in termini di consapevolezza sulle tematiche climate-related, in continuità con il progetto avviato nel 2020 che ha visto la pubblicazione di un primo Report denominato “Climate change - Un’opportunità per veicolare un’informativa consapevole e responsabile al mercato” riferito ai bilanci 2019 e, a fine 2021, di un secondo Report “Climate change – Il climate change nell’informativa finanziaria redatta dalle società quotate italiane”, Deloitte ha analizzato i bilanci delle società quotate sul mercato MTA di Borsa Italiana relativi all’esercizio 2021. L’analisi è stata condotta con riferimento alle Relazioni Finanziarie Annuali relative all’esercizio 2021 pubblicate dalle società quotate sul Mercato Telematico Azionario (MTA) gestito e regolamentato da Borsa Italiana e ha riguardato i bilanci di 210 società sulle 233 società quotate sul mercato MTA. Le società oggetto di analisi sono state classificate secondo un criterio settoriale, utilizzando a tal fine i cluster di Borsa Italiana, ovvero identificando per ogni società il macro-settore, nonché il settore di appartenenza.

In linea con il trend già emerso nell’ambito delle analisi svolte sui bilanci 2019 e 2020 delle società quotate italiane, la trattazione del rischio correlato al cambiamento climatico evidenzia un’ulteriore crescita della diffusione dell’informativa fornita nelle Relazioni Finanziarie Annuali 2021 delle società quotate, confermando il proseguimento di un percorso di crescente consapevolezza. In particolare, la maggiore sensibilità, certamente spinta dal processo evolutivo originato nei precedenti esercizi dalle crescenti sollecitazioni di investitori e regulator, è stata ulteriormente incentivata dalle citate raccomandazioni ESMA per i bilanci 2021.

All’esito dell’analisi dei 210 bilanci inclusi nel perimetro, abbiamo rilevato che il 68% delle relazioni finanziarie analizzate, relative a 143 entità, evidenzia informativa in merito al climate change, con livelli di dettaglio molto differenti, passando da un quadro molto generico e teorico a un’analisi approfondita e coerente con la strategia climate adottata dalle società. Il trend è in crescita rispetto al 2020 e al 2019 in cui, rispettivamente, soltanto il 53% e il 42% delle relazioni finanziarie annuali includeva riferimenti espliciti climate-related, ma permane ancora un significativo numero di società che non affronta tale aspetto nella Relazione finanziaria annuale: infatti, il 32% delle relazioni finanziarie 2021, relative a 67 società , non include alcun riferimento al tema in oggetto.

Allo scopo di affinare l’analisi, tenendo conto della maturazione del contesto in termini di aspettative degli stakeholder si è ritenuto rilevante distinguere il livello di dettaglio delle informazioni fornite, andando a circoscrivere le analisi di dettaglio alle sole Relazioni Finanziarie Annuali che affrontano il climate change con specifico riferimento alla realtà aziendale, individuando in primo luogo la collocazione dell’informativa climate-related all’interno del bilancio e il cui numero è risultato pari a 130 (sul totale delle 143 relazioni finanziarie che forniscono informativa climate-related). L’analisi restituisce quindi un significativo miglioramento rispetto all’anno precedente, quanto tale numero era risultato pari a 80. Per certi versi ancor più sorprendente il trend di crescita relativo all’inclusione del climate change quale parametro nell’elaborazione delle stime contabili (il 29% dell’intero campione di 210 società analizzato contro il 7% del report 2021), probabilmente in risposta alle sollecitazioni di mercato e del regulator, oltre che in seguito alla già citata manifestazione dei primi impatti delle conseguenze del mutamento del clima. L’informativa, ancorché ancora prevalentemente di taglio qualitativo, denota una crescente consapevolezza del nesso esistente tra il tema del cambiamento climatico, i suoi risvolti sulla strategia aziendale e i conseguenti impatti economico-finanziari nella gestione.

Emerge però una diversa ripartizione fra società finanziarie e società industriali: le analisi svolte con riferimento alle Relazioni Finanziarie Annuali 2020 rappresentate nel precedente report concludevano con un sostanziale equilibrio nella trattazione del tema da parte di entrambi i settori, mentre le analisi effettuate sulle Relazioni Finanziarie Annuali 2021 mostrano uno sbilancio delle società appartenenti al settore industriale. Nello specifico il 64% delle società industriali (ossia 104 su un campione di 162) affronta il tema climate nella loro Relazione Finanziaria Annuale 2021 (contro il 36% del Report 2021) e il 54% delle società finanziarie (ossia 26 su un campione di 48) affronta il tema climate nella loro Relazione Finanziaria Annuale 2021 (contro il 35% del Report 2021).

l dato resta inoltre disomogeneo se letto in una prospettiva settoriale: è infatti innegabile che il panorama evidenzi settori caratterizzati da una maggiore maturità, molto probabilmente influenzati dall’esposizione ad un maggior rischio derivante dal cambiamento climatico, in termini di rilevanza degli effetti e/o di orizzonte temporale in cui è attesa la loro manifestazione, che in qualche modo ha incentivato un’evoluzione del processo di consapevolezza in modo anticipato rispetto ad altri.

In questo quadro, focalizzato sulle Relazioni finanziarie annuali, si innestano poi le richieste dei regulator che evidenziano la necessità di considerare gli impatti del rischio correlato al cambiamento climatico nella predisposizione dei bilanci e di rappresentare l’esposizione a tale rischio sia nel contesto delle comunicazioni finanziarie che in quelle non finanziarie. In particolare, come precedentemente richiamato, l’ESMA nei documenti del 29 ottobre 2021 e del 28 ottobre 2022 ha menzionato la necessità di coerenza fra le informazioni contenute nella Relazione Finanziaria Annuale e le informazioni fornite dalla società al mercato, nonché fra queste e le informazioni fornite nel reporting non finanziario.

Con lo spirito che contraddistingue lo studio, si è proceduto, pertanto, ad effettuare carotaggi specifici sulle Dichiarazioni Non Finanziarie e su altri documenti di sostenibilità (insieme definiti come “Documenti non finanziari”) predisposti dalle società quotate incluse nel perimetro di analisi, allo scopo di comprendere come la tematica correlata al rischio climatico sia riflessa nelle diverse tipologie di documenti pubblicati dalle singole entità. Sono stati quindi oggetto di analisi 160 Documenti non finanziari (149 Dichiarazioni Non Finanziarie e 11 Bilanci di Sostenibilità redatti su base volontaria): in modo circoscritto alla sola trattazione del rischio climate le informazioni contenute nei Documenti non finanziari sono state confrontate con le informazioni inserite nelle Relazioni Finanziarie Annuali, con particolare focus sulla trattazione dei rischi climate-related identificati nei due set informativi.

Un approccio meramente quantitativo dell’analisi farebbe concludere che nella maggioranza dei casi (circa il 64% delle società che includono informativa climate-related nei Documenti non finanziari) l’informativa fornita nelle Relazioni Finanziarie Annuali risulta essere allineata, sia dal punto di vista della presentazione sia dal punto di vista delle considerazioni qualitative in merito alla rilevanza del rischio e all’eventuale riflesso nella gestione, rispetto a quanto riportato nei Documenti non finanziari. Nella residua parte (circa il 36% delle società che includono informativa climate-related nei Documenti non finanziari) l’informativa fornita nelle Relazioni Finanziarie Annuali ha un taglio diverso, ovvero la consistenza delle considerazioni di dettaglio (in particolare con riferimento alla valutazione del rischio) è diversa. La differente rappresentazione riguarda la granularità dell’informativa fornita: spesso il livello di dettaglio non è equivalente nei due documenti, oppure ancora il rischio evidenziato nei Documenti non finanziari non è classificato quale rischio nell’ambito della Relazione Finanziaria Annuale.

In considerazione del contesto piuttosto variegato e certamente in corso di evoluzione, la lettura del quadro che emerge da tale analisi deve tenere conto di alcuni elementi qualitativi, determinanti per una corretta rappresentazione del processo in itinere che necessariamente dovrà convergere su tavoli di lavoro condivisi dalle diverse funzioni aziendali nei prossimi anni. In particolare, pare indispensabile considerare che i Documenti non finanziari (in particolare le Dichiarazioni Non Finanziarie) riflettono le indicazioni e i contenuti individuati dal D.L. 254/2016, che non necessariamente collimano con le indicazioni previste dai principi contabili di riferimento. Inoltre la predisposizione delle Relazioni Finanziarie Annuali è basata su un criterio di materialità, specificatamente individuato dallo IAS 1, non allineato all’analogo criterio sotteso alla predisposizione dei Documenti di carattere non finanziario: conseguentemente rischi o tematiche affrontate nel contesto non finanziario potrebbero non avere i requisiti di materialità per essere inclusi nell’informativa finanziaria.

Nel contesto di riferimento rappresentato si innestano, a pieno titolo, le evoluzioni del corporate reporting tracciate in ambito europeo dalla CSRD e dai correlati progetti di standard setting di sostenibilità: il reporting di sostenibilità è destinato ad assumere nel breve periodo un ruolo mainstream e ad essere sempre più integrato ed interconnesso con la Relazione Finanziaria Annuale.

Il Report di Deloitte si prefigge quindi l’obiettivo di misurare la maturazione di tale consapevolezza e di tale comprensione da parte delle società quotate italiane, oltre che di contribuire ad affermare l’importanza dell’informativa climate-related e della sua qualità. Le evoluzioni prospettate in questo quadro, infatti, tracciano il solco di una profonda trasformazione del corporate reporting delle imprese, che sempre di più ruoterà intorno alla sostenibilità del business e della strategia aziendale e chiederà conseguentemente grandi sforzi di adattamento e ripensamento dei relativi processi, della governance aziendale e del sistema di controllo interno.
Lo scenario prospettato mette in evidenza l’urgenza che all’interno delle aziende nascano nuove modalità di interazione tra le funzioni oggi deputate ad occuparsi del reporting di sostenibilità e le funzioni Finance che hanno la governance sui processi di predisposizione dell’informativa finanziaria annuale, per mettere a fattor comune gli elementi informativi disponibili per ciascuna di esse. L’interrelazione tra tali funzioni è infatti elemento essenziale per l’attuazione di un piano di transizione verso quella che a tutti gli effetti si delinea come una nuova era del corporate reporting, dove le componenti ESG saranno driver sempre più rilevanti di valutazione delle performance aziendali. Occorrerà pertanto, coerentemente con il nuovo contesto normativo e di standard in corso di definizione, poter esprimere tali componenti anche tramite metriche finanziarie per poterne consentire una misurazione sempre più trasparente e puntuale, guardando non più solo alla rendicontazione di dati storici, ma anche alle previsioni prospettiche di breve, medio e lungo periodo. Ciò pone le aziende di fronte ad una sfida importante in termini di strutturazione di nuovi processi di rendicontazione, che abbraccino in modo organico competenze e ambiti propri di diverse funzioni aziendali.

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