Domenico Frascati È stato salvato
Article
Domenico Frascati
Che spreco, lo spreco alimentare
“Lasciate il mondo un po’ migliore di come l’avete trovato”. Chi conosce questa frase sa che è legata ad altri tre motti: fare del proprio meglio, per essere pronti, pronti a servire; questi gli ideali a cui mi ispiro.
Ho un Master in Sviluppo Internazionale, sono Dottore Magistrale in Economia Internazionale e lavoro in Deloitte Climate & Sustainability per generare un impatto che conta.
Prima della consulenza, come molti anch’io ero cameriere, e ammetto che ogni tanto mi diverto ancora a fare qualche servizio. Di recente, ho aiutato a sbarazzare tavoli durante un evento, alla fine del quale – con amarezza e indignazione – ho dovuto cestinare decine di vassoi traboccanti di pietanze perfettamente intatte; lavorando nei ristoranti, ho spesso storto il naso notando gli avanzi, ma mai quanto di fronte a tale e deliberato spreco.
Secondo Eurostat1, 1/10 dell’offerta alimentare europea annua diventa rifiuto, di cui il 9% da imputare alla ristorazione, sul podio con l’industria agroalimentare (30%) e – complici le abitudini post-Covid – lo scarto domestico (54%); in Italia, benché il dato sia in calo2, ogni anno buttiamo nell’umido più di 27kg di cibo a testa.
Per questo, grazie al Volunteer Hub di Deloitte, ho partecipato ad un’iniziativa di Recup, associazione attiva nel recupero di scarti alimentari, in cui abbiamo raccolto dai grossisti del mercato di Milano l’ortofrutta che aveva perso valore economico, per darle nuovo valore sociale e donarla ad altri enti del terzo settore; tra i beneficiari anche molte mense sociali, un contesto in cui per anni ho fatto volontariato e che dà una misura dell’effettivo valore del cibo, un bene non inesauribile, come ben sa chi non ha accesso immediato a questa preziosa risorsa.
Il cibo è vita, e dietro al cibo che consumiamo ci sono vite dedicate a garantirne la disponibilità: grazie agli amici, recentemente mi sono avvicinato alla realtà dei macelli, ma anche ai mondi del vino, delle aziende agricole e degli alpeggi, grazie a cui ho interiorizzato (probabilmente mentre mungevo una vacca) l’immenso rispetto e cura per le materie prime.
Il sottotesto, e il mio messaggio, è che apprezzando la fatica con cui ogni alimento è prodotto, aprire la pattumiera con leggerezza diventa difficile: vedere, fare e scoprire mi hanno dato una consapevolezza che non avrei ottenuto facendo la spesa al supermercato, ispirando nuove azioni sostenibili nella mia quotidianità.
Il consiglio è di conservare bene gli alimenti deperibili, comprare secondo necessità (anche su app contro il food waste) e riutilizzare gli scarti in maniera creativa, magari attingendo alle numerose risorse online (segnalo @_spicymoustache_) dedicate alla circolarità degli avanzi alimentari, per proteggere il portafoglio e il pianeta.