Comunicati stampa

Gli investimenti in infrastrutture di trasporto

Ritorni e ritardi

Lo studio realizzato dall’Osservatorio sui settori regolati e le infrastrutture, è nato dalla collaborazione fra il Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari (CASMEF) dell’Università Luiss Guido Carli e Deloitte Financial Advisory.

  • Gap dell’Italia negli investimenti in infrastrutture di trasporto: 62 Mld di investment gap tra il 2008 e il 2013, pari al 45% del gap complessivo nell’UE-15
  • L’Italia ha la necessità d’investire € 145 Mld per raggiungere il livello di accessibilità dell’UE-15
  • L’Italia potrebbe investire € 11,6 Mld in infrastrutture di trasporto nei prossimi 3 anni tramite il “Piano Juncker”: il conseguente impatto positivo sul PIL sarà pari a circa € 16,2 MId

 

Infrastrutture di trasporto italiane e il gap con i principali Paesi europei: il punto di vista macroeconomico

Il report  si pone come duplice obiettivo quello di stimare l’impatto complessivo sul PIL degli investimenti in infrastrutture di trasporto in Italia e di valutare il gap infrastrutturale che si osserva tra l’Italia e i principali Paesi europei. Al tal proposito, vengono analizzate tre diverse misure capaci di valutare l’adeguatezza delle infrastrutture di trasporto, ossia la spesa annuale a queste ultime destinata, l’indice di dotazione (misura la dotazione fisica dello stock di infrastrutture aggregando in modo sintetico i dati per ogni singola dimensioni di dotazione - come il numero di aeroporti, Km di strade e rotaie, e così via - disponibili per ciascuna modalità di trasporto) e l’indice di accessibilità (misura di adeguatezza dei collegamenti infrastrutturali). Infine, si studia il ruolo - potenzialmente prezioso - del programma di investimenti previsti dal cosiddetto “Piano Juncker” per stimolare la ripresa economica.

Analizzando i dati presenti all’interno dello studio, si osserva che l’Italia è stata caratterizzata da un marcato andamento della spesa in infrastrutture di trasporto di "boom and bust" nel corso degli ultimi 15 anni, da un livello di dotazione infrastrutturale leggermente al di sotto della media dell’UE-15 (al pari di Francia e Gran Bretagna) e da un indice di accessibilità pressoché costante nel tempo e inferiore alla media dell’UE-15 (al di sotto di Germania, Francia e Gran Bretagna ma superiore a Spagna). Emerge dall’analisi che “mettersi al passo” con il livello medio di dotazione dell’UE-15 costerebbe all’Italia almeno € 138 Mld., mentre raggiungere il livello di accessibilità dell’UE-15 costerebbe circa € 145 Mld.

I risultati mostrano, inoltre, che a partire dalla crisi finanziaria del 2008, l’Italia ha registrato un calo significativo di investimenti in infrastrutture di trasporto, che ha portato a un investment gap cumulato tra il 2008 e il 2013 pari a € 62 Mld (pari al 45% del gap complessivo nell’UE-15). In particolare, i mancati investimenti nei 5 anni post-crisi sono costati al nostro Paese complessivamente € 86 Mld di Pil (5,5% del Pil del 2013), sommando le perdite annuali nell’intero periodo. 

D’altra parte, tramite il “Piano Juncker” l’Italia potrebbe investire nei prossimi 3 anni € 11,6 Mld in infrastrutture di trasporto, con un conseguente impatto positivo sul PIL di medio periodo pari a circa € 16,2 Mld (ca. +1%). 

Difficoltà italiana nell’attrarre investimenti in infrastrutture: il punto di vista microeconomico

L’Italia risulta essere, fra i Paesi esaminati, quello con la minore attrattività degli investimenti in infrastrutture di trasporto per gli operatori privati. 

L’analisi di attrattività è stata condotta tramite una survey , realizzata e distribuita presso numerosi operatori qualificati a vario titolo del settore in Italia e all’estero. Dal sondaggio emerge che, in generale, in Italia si percepisce un’elevata priorità per le infrastrutture di trasporto, prime tra tutte quelle dei “nodi” (interconnessioni tra diverse modalità/infrastrutture di trasporto) e del TPL (trasporto pubblico locale). Aeroporti e autostrade, secondo gli intervistati, risulterebbero invece le modalità di trasporto contraddistinte da una minore priorità di intervento. Complessivamente, il 44% degli intervistati italiani ritiene prioritario rafforzare la dotazione di infrastrutture di trasporto nel nostro Paese, contro il 33% di quelli stranieri. 

Per quanto riguarda la dotazione infrastrutturale italiana nel complesso si rilevano due fenomeni distinti. Si nota un netto divario Nord e Centro-Sud e Isole, con le regioni centro-meridionali considerate meno dotate in termini di infrastrutture di trasporto rispetto a quelle settentrionali, mentre il ranking di dotazione infrastrutturale per modalità di trasporto è molto simile in tutte le aree geografiche.

Infine, l’Italia risulta in generale non attrattiva per gli investimenti in infrastrutture di trasporto, tanto che i due terzi degli intervistati italiano giudicano la sua attrattività bassa o molto bassa. Nel contesto internazionale, invece, emerge un giudizio sull’attrattività diametralmente opposto. Sono principalmente l’incertezza regolatoria e i tempi di aggiudicazione e realizzazione delle opere gli elementi che penalizzano maggiormente il nostro Paese nel confronto internazionale, ma non solo. .

“Programmare e rendere una priorità gli investimenti, in un contesto di risorse scarse appare quindi una prima raccomandazione che nasce dalla  Survey. – ha dichiarato Luca Petroni, Presidente di Deloitte Financial Advisory S.r.l. – L’individuazione delle priorità dovrebbe attenersi ad una complessiva visione nazionale sulle necessità di investimenti infrastrutturali e deve essere coerente con la programmazione comunitaria, essere costante nel tempo e soprattutto essere supportata da una attenta valutazioni sulle alternative possibili; per attrarre gli investimenti serve anche il superamento di complessità ed incertezze regolamentari. Come Deloitte, riteniamo che tutti questi elementi siano utili per facilitare l’attrazione di investimenti e ottenere, in una visione più ampia ed una più sostenuta crescita economica nel nostro Paese.”

 

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