Posted: 22 Oct. 2020 3 minuti Tempo di lettura

Istruzione e digitalizzazione

Priorità per rilanciare il Paese e guardare al futuro

A poco più di un mese dalla riapertura delle scuole, la seconda ondata pandemica ha reso di nuovo attuale il tema del digital divide e dei suoi effetti sul diritto all’istruzione dei giovani italiani. Nel mezzo di una strettoia, i governanti, oggi, si trovano di fronte a un dilemma difficile da risolvere: salvare l’economia o salvare la vita delle persone più fragili. Ma, più nascosto, e solo in apparenza meno urgente, c’è un altro grande nodo da affrontare: come garantire la continuità formativa di milioni di studenti, molti dei quali hanno già perso mesi di scuola durante la prima ondata.

Nonostante il grande aiuto che ci è stato fornito dalla tecnologia, infatti, l’Italia non era pronta – e non lo è ancora – a passare a una didattica digitale. Secondo l’Istat, solo il 6,1% degli studenti tra i 6 e 17 anni vive in nuclei familiari dove è disponibile un computer per componente. E le disuguaglianze sociali sono ancora più allarmanti nel Mezzogiorno, dove 4 famiglie sue 10 non dispongono nemmeno di un pc. Ad aggravare la situazione, poi, il dato Istat secondo cui un italiano su quattro non dispone di una connessione a banda larga – rimanendo tagliato fuori dalla possibilità di studiare o lavorare a distanza.

Ma non solo. Secondo una ricerca di Eurostat, infatti, l’Italia è agli ultimi posti nella classifica delle digital skills tra i giovani. Fanalino di coda insieme a Romania e Bulgaria, il nostro Paese può vantare solo un 65% di ragazzi tra i 16 e 24 anni con skills digitali di base o superiori. Percentuali troppo basse per un Paese che, per oltre sei mesi, ha affidato alle lezioni on-line tutta la sua didattica. E che potrebbe dover tornare a farlo nei prossimi mesi.

In linea con queste evidenze, ci sono i dati dell’Osservatorio della Fondazione Deloitte. Secondo il nostro studio, circa un’azienda su quattro (23%) non riesce a trovare i profili STEM di cui ha bisogno. Tra questi spiccano le professioni legate all’Information Technology (IT): informatici, ingegneri, esperti di cyber-security. Profili professionali sempre più ricercati e che in Italia si trovano a fatica. Leggendo i dati Istat ed Eurostat si capisce il perché: siamo un Paese che non investe nella formazione dei giovani e che fa ancora meno per essere al passo con i tempi in ambito di digitalizzazione e di formazione tecnico-scientifica [Stem].

Una situazione da tenere monitorata, perché, ancora prima del Covid-19, l’Italia aveva un tasso di abbandono scolastico superiore a quello della media Ue e una quota di laureati inferiore alla media Ue. Ma un Paese che rinuncia a istruire i suoi giovani, è un paese che non innova e che non può diventare competitivo. Per questo auspichiamo che le Istituzioni e il Governo mettano in campo tutte le risorse necessarie per garantire ai nostri giovani le migliori opportunità in campo di educazione e istruzione.

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"RiGeneration STEM. Le competenze del futuro passano da scienza e tecnologia"

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Presidente Fondazione Deloitte

Paolo Gibello

Paolo Gibello

Partner

Partner dal 1996, dal 2004 al 2009 ha ricoperto la carica di Amministratore Delegato di Deloitte & Touche e Audit Function Leader. Ha maturato una rilevante esperienza professionale nell’ambito della revisione contabile di bilanci di banche, società finanziarie e fondi comuni di investimento. Pubblicista su tematiche di bilancio e di controllo interno, è stato membro della commissione intermediari finanziari di Assirevi. Da febbraio 2016 a luglio 2021 è stato Presidente della Fondazione Deloitte.