Posted: 06 Sep. 2021 4 minuti Tempo di lettura

Perché anche le imprese devono prepararsi al cambiamento climatico

Le aziende più resilienti non solo cambieranno prodotti e servizi in ottica sostenibile, ma inseriranno anche piani di valutazione dei rischi legati al cambio climatico nelle loro strategie di business.

«Inequivocabilmente, l’influenza dell’azione umana ha portato al riscaldamento dell’atmosfera, degli oceani e della Terra». Non lascia spazio a dubbi l’allarme lanciato a metà agosto dall’Ipcc (Gruppo intergovernativo per i cambiamenti climatici), con il report Climate Change 2021: the Physical Science Basis. Summa di tutto il sapere scientifico sul tema, lo studio afferma a chiare lettere che il cambiamento climatico è destinato a intensificarsi e che in tutto il Pianeta bisogna prepararsi all’aumento della probabilità di eventi estremi legati al fenomeno. Un appello all’azione destinato ai leader politici che si riuniranno in autunno nel corso della Cop26, ma anche alle imprese private.

Le aziende, infatti, hanno un ruolo fondamentale in questa partita. Non solo dovranno dare il proprio contributo migliorando le proprie performance in termini di sostenibilità, ma saranno anche potenziali vittime degli eventi più catastrofici del cambio climatico. Per capire quanto questa possibilità sia reale, basti considerare ciò che è accaduto in Germania in questa estate: in poche ore un’alluvione violentissima e inattesa ha causato oltre 200 morti e provocato all’economia locale 6 miliardi di danni. O si pensi ai devastanti incendi che si sono verificati in diverse parti del mondo, tra cui Usa, Turchia, Grecia e la nostra Italia, dove sono andati in fumo oltre 158 mila ettari di boschi e foreste – come certifica lo European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione europea, secondo il quale un quinto del nostro territorio nazionale è a forte rischio desertificazione.

In questo contesto, non solo i politici, ma anche i privati devono cominciare ad agire tenendo a mente l’allarme lanciato dall’Ipcc. Un impegno che da tempo a livello globale Deloitte si è assunta e che porterà avanti con sempre più determinazione. In questa direzione va, ad esempio, l’iniziativa di Deloitte in collaborazione con il World Economic Forum per la creazione di standard ESG universali, finalizzata alla definizione di dati comparabili e trasparenti per misurare la resilienza aziendale e i progressi su questioni ambientali, sociali e di governance.

Ma non solo. Come altre grandi realtà, Deloitte sta aggiornando le proprie policy per diminuire il proprio l’impatto ambientale: uno sforzo che rientra nella strategia WorldClimate, con cui vogliamo raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2030. Oltre a questo, a inizio agosto Deloitte Global ha annunciato un nuovo programma di learning sul clima indirizzato alle nostre 330 mila persone nel mondo, Italia compresa. Questo programma, sviluppato in collaborazione con il WWF, ha l’obiettivo di rendere consapevoli e ispirare all’azione le nostre persone – e quindi i nostri stakeholder e clienti – sull’impatto dei cambiamenti climatici.

Come ha commentato il nostro Ceo Global, Punit Renjen, “per affrontare i cambiamenti climatici è necessario comprenderli”. Per questo, abbiamo deciso di impegnarci con un programma di educazione interna rivolto a tutte le nostre persone sul tema del cambiamento climatico, finalizzato a fornire le basi per capire come contribuire positivamente a questa sfida – sia nella vita professionale, sia in quella personale. Speriamo che questo sia solo il primo esempio di un trend diffuso all’interno di aziende e istituzioni. Perché, come sempre, cultura e conoscenza sono indispensabili per acquisire consapevolezza e solo con la consapevolezza e l’impegno di tutti potremo essere all’altezza della sfida che abbiamo davanti.

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Fabio Pompei

Fabio Pompei

Chief Executive Officer

Fabio Pompei è il Chief Executive Officer di Deloitte Italy. Fabio, oltre ad essere Partner di Deloitte dal 2000 e ad aver maturato una significativa esperienza nella revisione in qualità di responsabile dell’area Centro Sud e componente del Comitato Operativo dell’Audit italiano, ha ricoperto la carica di Talent Leader per l'Italia per 4 anni.