Vita in Deloitte

Camilla Ceriani

Scopriamo insieme l’esperienza come Deloitte Coach di Camilla Ceriani, Operating Model Transformation FSI Manager nell’area Consulting, che ci racconta di cosa l’ha spinta ad aderire al programma di internal coaching e che cosa ha appreso da questa attività.

Ciao! Parlaci di te e del tuo ruolo in Deloitte.

Ciao! Ho studiato Economia e Management a Milano, con una sosta di qualche mese a Dublino per studiare inglese. Dopo un paio d’anni di esperienza in altre società di consulenza sono entrata in Deloitte nel 2011 e ho iniziato a seguire progetti di trasformazione dei modelli operativi per clienti del settore banking, facendo base a Milano, Verona, Monaco di Baviera e Vienna. Oggi lavoro nella L3 Operating Model Transformation FSI e da qualche anno mi occupo di progetti regolamentari in ambito Corporate e Investment Banking.
Amo leggere e viaggiare, e da ormai tre anni faccio entrambe le cose in compagnia delle mie bambine Caterina e Lucilla

Come sei diventata coach?

È stata promossa un’iniziativa aziendale in cui tutti noi di Deloitte abbiamo potuto segnalare chi dal nostro punto di vista potesse avere le caratteristiche giuste per diventare un Internal Coach e… sono stata indicata dai miei colleghi come potenziale Coach! Era chiaro fin da subito che questo ruolo richiedesse responsabilità e impegno e la scelta di aderire o meno, quindi è stata supportata da un incontro dedicato da parte del Team HR.
Io ho aderito con entusiasmo all’iniziativa, pensando che questa esperienza avrebbe aggiunto un tassello alla mia formazione nell’ambito del people management. Dopo aver confermato il mio interesse ad entrare a far parte del pool di Coach, sono stata supportata con una serie di incontri dedicati. In queste occasioni ci sono stati forniti input e strumenti per gestire in modo corretto ed efficace una relazione complessa e delicata come quella del coaching. La formazione non si è conclusa dopo l’erogazione delle sessioni di coaching: nelle ultime settimane, infatti, siamo stati coinvolti in incontri di follow up per incoraggiare e supportare la prosecuzione e la crescita delle relazioni di coaching con i nostri coachee

Che valori porti a casa da questa esperienza?

L’essere coach mi ha portato a sviluppare la capacità di gestire relazioni formative non strettamente legate alle attività progettuali e mirate alla crescita professionale della persona, al di là della performance sul singolo progetto. Mi ha aiutato inoltre a mettermi in ascolto delle persone, cercando di frenare l’istinto di problem solving che tutti noi consulenti possediamo, spostando quindi il focus da se stessi (c’è un problema e lo risolvo subito) all’altra persona (do qualcosa di mio all’altro per aiutarlo a tirarsi fuori in autonomia dal suo problema). Questo aiuta anche ad essere più ricettivi nei confronti delle criticità o dei temi sensibili altrui, mettendo in prospettiva i propri.
È un’attività impegnativa ma estremamente formativa, che aiuta la propria crescita mentre fornisce supporto alla crescita di un altro. È anche uno spazio in cui creare nuove relazioni che possono portare anche a nuove idee e iniziative.

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