Vita in Deloitte

Erica Guaitani

Per condividere con tutte le persone di Deloitte l’impegno ad abbattere le barriere che impediscono alle persone con disabilità, visibili e invisibili, e neurodiversità, di esprimere il loro potenziale liberamente e senza pregiudizi, è stata lanciata la “Accessible Future” Challenge.
Ai partecipanti, divisi in team, è stato chiesto di creare il loro “Accessible Future”, usando la loro creatività nella realizzazione di 1 immagine e nell’elaborazione di 1 title, 1 claim e del loro “Manifesto dei comportamenti inclusivi”, con l’obiettivo di rispondere alla domanda “Come ti immagini un ambiente di lavoro inclusivo per le persone con disabilità?”
Erica è una dei cinque membri del team vincitore, “Inclusion in Action”, la cui visual, title e claim realizzati sono diventati il simbolo di tutte le iniziative dedicate al Disability & Neurodiversity Management di Deloitte.

Ciao! Parlaci di te e del tuo ruolo in Deloitte

Ciao, sono Erica e faccio parte del team di Deloitte Sustainability. Dopo la laurea magistrale in Economia Aziendale, a partire da febbraio di quest’anno, ho deciso di iniziare la mia avventura lavorativa in Deloitte. Inizialmente avevo un po’ di timore per le sfide e le novità che mi si presentavano davanti ma, passo dopo passo, circondata dai miei colleghi, ho acquisito nuove conoscenze pratiche che non ho esitato a mettere in gioco per raggiunge gli obiettivi. Ciò che caratterizza le mie giornate lavorative ha permeato sempre di più il mio modo di essere portandomi a fare concretamente piccole scelte quotidiane in cui il nutrirmi, vestirmi, spostarmi fossero orientati alla sostenibilità.

Raccontaci la tua idea/progetto e cosa ha significato per te questa esperienza

Ciò che ci ha guidato nella stesura del nostro manifesto è stato il desiderio e la voglia di metterci in gioco concretamente per favorire, sempre di più, l’inclusività all’interno del nostro ambiente lavorativo per le persone con disabilità.
Alcuni elementi del nostro progetto mi hanno ispirata, giorno dopo giorno, a mettere in atto piccoli atteggiamenti di autocritica per poter essere, io per prima, promotrice di azioni inclusive volte alla valorizzazione della diversità e sostenitrice dei diritti delle persone con disabilità, come l’autorappresentanza. L’autocritica è quell’azione volta a porsi domande ed interrogativi sul proprio agire. Penso sia l’unico modo, disabilitando i propri bias, per puntare al costante miglioramento di noi stessi. Stimolare momenti di confronto e di dialogo sono necessari nella vita di tutti i giorni per chiedersi sempre: “Quale passo posso fare oggi per poter essere più inclusiva?”.
La diversità è ciò che ci rende unici e, all’interno di un team, permette la complementarità di tutti i punti di vista possibili. Per me rappresenta anche una sfida personale, non è sempre semplice pormi davanti alle diversità dell’altro ed essere subito pronta ad accettarle ma, una volta accolte, ne riesco ad apprezzare la bellezza. L’autorappresentanza è il diritto di venir riconosciuti e apprezzati nel proprio lavoro, nel proprio valore e nel proprio essere. È fondamentale affinché sia garantita la dignità e l’autodeterminazione della persona con disabilità.
La realizzazione del progetto per me è stata un’occasione utile per conoscere maggiormente la realtà della disabilità e sfidarmi nei miei limiti e preconcetti. Infine, il lavoro con gli altri membri del team, in un contesto dinamico tra stimoli e feedback reciproci, è stata un’opportunità concreta per stringere relazioni e crescere professionalmente nel rispetto e nella fiducia reciproca imparando a collaborare per un obiettivo comune.

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