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Ernesto Lanzillo

Scopriamo l’esperienza di work-life integration di Ernesto, Equity Partner in Deloitte Audit & Assurance e runner a livello agonistico.

Ciao Ernesto, parlaci di te e del tuo lavoro in Deloitte.

Ho 54 anni, sono genovese ma dal lontano 2000 lavoro a Milano e sono entrato in Deloitte nel 1989. Dal 2001 sono un socio del Business Audit & Assurance di Deloitte dove da 6 anni sono anche Responsabile Mercato. Da 4 anni sono inoltre il responsabile delle attività dedicate dell’intero network Deloitte (tutti i Business) in Italia, Grecia e Malta, sul segmento PMI, imprese familiari, imprenditore e suo family office, investitori privati, start-up che, dal 2018, ha la visual identity Deloitte Private che lo differenzia da Deloitte; faccio quindi parte del Comitato Operativo del Network DCM e dei leadership team NSE e Global di Deloitte Private.

Da quanto tempo pratichi la corsa e cosa hai imparato da questi anni di esperienza?

Fin da piccolo ho giocato a tennis e me la cavavo piuttosto bene. Era normale per me correre per star bene in campo (lo volevano i coach). Per questo motivo praticavo la corsa 2 ore alla settimana con esercizi fisici connessi per sviluppare velocità sul terreno rosso. Ho continuato così fino a 23 anni, quando ho iniziato a lavorare. Da quel momento in poi ho continuato comunque a correre per stare in forma e sempre nella prospettiva di giocare dei singoli.
Poi a 33 anni mi sono rotto un legamento giocando a tennis: ero diventato troppo pesante, per questo mi hanno consigliato di scendere di peso per far meno male alle articolazioni. Per questo motivo ho ripreso a correre: nella testa però uno sportivo rimane sempre sportivo e competitivo. Quando ho iniziato a perdere peso impiegavo sempre meno tempo a fare lo stesso percorso e così mi sono iscritto ad una società di running e ho iniziato a fare qualche gara.
Ora non faccio gare, ma sono sempre iscritto alla società di running, e corro mediamente 3-4 volte alla settimana per circa 40 minuti, o un’ora il sabato o la domenica.
Grazie a questa ritrovata passione sportiva ho avuto la possibilità di fare le staffette con il mio coach Giamba Audia, i miei amici, Fabrizio Cavalli (senza cui mai mi sarei iscritto alla società di running) e Riccardo Motta.
Un traguardo che ricordo con orgoglio è quando sei anni fa siamo arrivati 21mi assoluti su oltre 3000 partecipanti alla Milano Marathon a staffetta, o quando l’anno scorso siamo arrivati 80mi in una competizione con ben 1500 squadre.
Penso che sia vero che non è sempre possibile fare le cose che facevamo anni fa allo stesso modo: c’è un tempo per tutto, ma l’attività fisica serve, non solo per star bene ma per liberare la mente.
La competizione invece serve per mantenere lucidità e tono anche sul lavoro: valori come “combattività” e “competizione” sono sempre importanti, ci aiutano a crescere professionalmente e personalmente.

Come riesci a conciliare la tua passione sportiva con il tuo lavoro?

Corro la mattina, prima di lavorare, oppure a mezzogiorno avendo la palestra vicino all’ufficio
Mi piace correre anche nel weekend: il sabato e la domenica 40 minuti li trovo sempre.
Riesco a conciliare bene la corsa tra i miei task perché è un’attività che completa la giornata senza rallentarmi: quando devo incontrare dei clienti posticipo, appena ho un momento libero mi ritaglio il mio momento di corsa per poter recuperare.
Anche quando partecipavo ai meeting all’estero non perdevo mai l’occasione per correre: bastava portarmi scarpe e tuta, poco peso in trolley, ed ero subito operativo. E grazie alla corsa ho avuto la possibilità di visitare le città in cui stavo durante le trasferte nel migliore dei modi.

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