Vita in Deloitte

Fabrizio Arduino

Scopriamo insieme l’esperienza di work-life integration di Fabrizio Arduino, Senior Manager in Deloitte Business Solution, che ci mostra il suo percorso da Leader in Deloitte attraverso qualche consiglio e raccontandoci uno spaccato della sua quotidianità.

Quale attività o hobby ti aiutano a ricaricarti?

In questo periodo sicuramente cinema, qualche viaggio ed esperienze sportive con mia figlia e mia moglie (tennis, bici e in inverno qualche break sciistico) e la mia sempre amata Fender Stratocaster, eredità degli anni universitari. La musica è proprio il fulcro dei miei hobby e rimane la costante anche adesso, trovo infatti che sia un canale di sfogo e una “macchina del tempo” potentissima.

Che consigli daresti ad un giovane collega che ha appena iniziato la carriera?

Il lavoro è la nostra identità. Credo sia fondamentale avere un approccio al lavoro che la consolidi.
Mi permetto di suggerire di avvicinarsi a qualunque tipo di esperienza professionale con entusiasmo, energia e curiosità. Credo infatti che il mix di questi elementi permetta in primo luogo di lavorare per “se stessi” e poi in seconda battuta anche per gli altri e per i clienti, qualunque sia l’attività professionale eseguita. Lavorare a beneficio di “se stessi” accresce il livello di soddisfazione, è stimolo all’apprendimento e alleggerisce lo sforzo di esecuzione.

Qual è la lezione più grande che hai imparato dall'emergenza sanitaria che abbiamo vissuto/stiamo vivendo?

Sono diversi gli ammonimenti che ci lascerà quest’esperienza.
Il primo, in generale, riguarda la vulnerabilità dell’uomo.
Nell’anno 2020, ben oltre quindi le date previste dalla fantascienza iconica e cinematografica per un progresso scientifico che scommetteva su una condizione di semi-immortalità dell’uomo, ci si trova in una situazione di emergenza mondiale di natura sanitaria.
Pensare che oggi i nostri figli debbano andare a scuola con una mascherina sul viso a protezione della loro salute sembra un anacronismo generazionale di cui non riesco a capacitarmi.
Questo mostra la fragilità dell’uomo, che nonostante le grandi aspettative di sviluppo scientifico resta comunque un essere esposto ad eventi che sovente non riesce a dominare.
La seconda lezione è invece incentrata sulla necessità di gestire gli eventi imprevisti e ha risvolti legati ai cambiamenti del nostro modo di lavorare causati della pandemia.
Si tratta di un rafforzamento di insegnamenti che personalmente avevo appreso grazie agli slogan di un professore universitario. In tempi non sospetti, ci suggeriva di imparare a ragionare, e dunque lavorare, in condizioni di disagio. Ci stimolava a tenerci sempre pronti a reagire nelle circostanze, anche improvvise, in cui non fosse possibile affrontare gli impegni in condizioni ideali.
È una regola che trova applicazione anche in questa occasione.
Il drastico cambiamento delle nostre modalità di esecuzione del lavoro, tramutatosi in “smart” e “remotizzato”, è stata una pronta risposta all’evento pandemico, inimmaginabile fino a pochi mesi fa. La capacità di rapida reazione all’imprevisto ha consentito la continuità delle nostre attività.

L'hai trovato interessante?