Vita in Deloitte

Giovanni Bianchi

Scopriamo l’esperienza di work-life integration di Giovanni, Finance & Performance Consultant nel Consulting di Deloitte, e batterista nel tempo libero.

Ciao! Parlaci di te e del tuo lavoro in Deloitte.

Ciao, mi chiamo Giovanni, ho 27 anni, vivo a Milano e sono sposato con Maddalena da più di un anno e mezzo.
Ho fatto il liceo classico e poi mi sono laureato in Economia, specialistica Management per l’Impresa, presso l’Università cattolica. Per quanto riguarda lo strumento da bambino ho iniziato con ritmica classica, al liceo sono passato alla batteria rock e all’università ho frequentato i corsi di batteria alla civica di jazz di Milano.
Lavoro in Deloitte Consulting (Finance & Performance) da oltre 3 anni e attualmente sto lavorando come Consultant presso uno dei maggiori player bancari italiani in un progetto di Crisis Management, che ha come obiettivo la definizione del piano strategico per la gestione delle crisi bancarie e l’identificazione delle azioni manageriali da porre in essere per garantire la stabilità finanziaria dell’istituto.
Non posso parlare del mio lavoro senza citare il mio team: infatti è proprio grazie ai miei colleghi che ogni giorno c’è per me un’occasione di crescita personale e professionale.

Da quanto tempo porti avanti questa passione e perché hai scelto di intraprenderla?

Suono la batteria da quando avevo 8 anni, e ho iniziato ad appassionarmici perché quando da bambino ascoltavo i dischi di mio padre la batteria era lo strumento che faceva più casino di tutti, e io sono un po’ così, mi piace fare casino e lasciare sempre un segno.
Da lì non ho mai smesso e ho continuato a suonare e studiare musica portando avanti la musica insieme agli studi universitari perché per me la musica non è mai stata una semplice passione ma il mezzo preferito in cui posso esprimere me stesso e apprezzare ciò che ho intorno.
Suonare la batteria, ma come qualsiasi strumento, ti aiuta a capire che per eseguire bene un brano non serve solo la bravura del singolo ma l’interplay tra musicisti, cioè la capacità di poter andare insieme armonicamente, ascoltandosi e mettendosi a disposizione dell’altro. La batteria infatti guida ritmicamente gli altri strumenti ma deve sempre lasciare spazio all’iniziativa del singolo senza coprirlo o inibirlo. Questo penso sia un insegnamento utile anche a livello professionale e che mi porto dietro ogni giorno lavorando nel mio team.

Come riesci a conciliare la tua passione con il tuo lavoro?

Sicuramente da quando ho iniziato a lavorare ho meno tempo da dedicare allo strumento, ma ciò che ho imparato da quando sono diventato un professionista è rendere più efficiente il tempo che dedico alle mie passioni, cosa che mi permette di progredire secondo i tempi che ho disposizione.
La pandemia purtroppo ha interrotto la possibilità di poter suonare in pubblico, ma dopo il primo lockdown ho deciso di far costruire una stanza insonorizzata all’interno della mia cantina per poter continuare a suonare senza impedimenti anche dopo il lavoro. Sicuramente lo smart working aiuta in questo senso, perché finito il lavoro non perdo tempo per tornare a casa ma posso scendere giù appena spento il pc.
Inoltre penso che in particolare la batteria sia uno strumento terapeutico, per scaricare la tensione quotidiana e riacquistare concentrazione e lucidità.

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