Comunicati stampa

Il mercato dell’arte e dei beni da collezione

Speciale “Lo stato dell’arte ai tempi del Covid-19”

L’online ha costituito, in una prima fase, una forma di sopravvivenza, ma ciò che si è verificato è destinato a incidere sulle dinamiche future, in cui auspicabilmente online e offline coesisteranno, arricchendosi a vicenda.

Secondo esperti e appassionati del settore intervistati da Deloitte migliora l’efficacia delle piattaforme virtuali, ma solo il 4% pensa che l’online sostituirà i servizi dal vivo per più del 50%. La maggioranza ritiene che per il ritorno alla normalità ci vorranno 1-2 anni e teme ulteriori cali di fatturato e riduzione del volume d’affari.

Milano, 18 marzo 2021 – Più digitale e flessibile. Il mercato dell’arte reagisce al Covid-19 reinventandosi grazie ai canali on-line, che, con il perdurare della pandemia, vengono giudicati come più efficaci dagli appassionati ed esperti del settore. Ma quello dell’arte è un mercato del tutto particolare e solo il 4% degli intervistati ritiene che l’online sostituirà i servizi dal vivo per una quota superiore al 50%. È quanto emerge dal report Il mercato dell’arte e dei beni da collezione - Lo stato dell’arte ai tempi del Covid-19, curato da Deloitte Private e presentato online insieme agli illustri ospiti Mons. Paolo Nicolini (Vicedirettore e amministratore gestionale Musei Vaticani), Mariolina Bassetti (Presidente di Christie’s), Tommaso Calabro (Galleria Tommaso Calabro), Simone Menegoi (Direttore Arte Fiera), Francesca Rossi (Direttrice dei Musei Civici di Verona), Verusca Piazzesi (Direttrice Galleria Continua) e il Maestro Ugo Nespolo.

«Il trasferirsi in rete, all’inizio, ha sicuramente costituito una forma di sopravvivenza per gli operatori del mercato dell’arte. Ma il ritorno alla normalità è ancora lontano e questa condizione potrebbe ulteriormente spingere la digitalizzazione di questo mondo. In ogni caso, ciò che si è verificato è destinato a incidere parecchio sulle dinamiche future, in cui auspicabilmente online e offline coesisteranno, arricchendosi a vicenda», spiega Barbara Tagliaferri, Art & Finance Coordinator di Deloitte Italia, nel corso della presentazione del report.

«In un contesto in cui le speranze e l’ottimismo si sono troppo spesso scontrate con lo sconforto, diventa indispensabile ripensare a nuove modalità per operare nel settore artistico-culturale con successo. Ripensare e innovare sono le parole d’ordine a cui attenersi attraverso una continua ricerca di innovazione che non va intesa solo dal punto di vista tecnologico, seppur fondamentale, ma soprattutto di modelli, di sistema, di collaborazione e di sostenibilità», aggiunge Ernesto Lanzillo, Leader di Deloitte Private.

Lo stato dell'arte ai tempi del Covid-19

La survey “Lo stato dell’arte ai tempi del Covid-19”, realizzata da Deloitte Private Italia, è stata condotta tra l’11 e il 29 gennaio 2021 e ha interessato i principali stakeholder appartenenti al mondo artistico-culturale. Dai risultati emerge che ciò che è migliorato rispetto alla prima ondata pandemica, è stata sicuramente la digitalizzazione del settore artistico-culturale, soprattutto per quanto riguarda la compravendita. A differenza di quanto rilevato in relazione alla mera fruizione d’arte, sono cresciute significativamente e in senso positivo le risposte relative all’efficacia degli strumenti online nell’acquisto di opere d’arte: l’83% dei rispondenti ha attribuito media (46%) o elevata (37%) efficacia alle piattaforme virtuali. E se la quota di chi ha risposto che gli strumenti e le piattaforme online siano stati molto efficaci è diminuita di 10 punti percentuali, quella di chi ha risposto che l’efficacia è stata media è sostanzialmente raddoppiata. La percentuale di chi ha decretato la scarsa efficacia dei canali e degli strumenti online è diminuita passando dal 29% al 17%. Questo risultato positivo è sicuramente dovuto alla sempre più mirata strategia messa in atto da parte degli operatori di settore per le attività di vendita di opere d’arte e beni da collezione.

Rispetto ai risultati registrati a settembre in una precedente edizione della survey, i dati sono rimasti sostanzialmente invariati, seppur l’utilizzo di strumenti online si sia rivelato in leggera diminuzione. Il 62% dei rispondenti (rispetto al 65% dell’edizione precedente) ha utilizzato le piattaforme virtuali per la fruizione dell’arte. E se solo il 4% dei rispondenti sostiene che l’online sostituirà i servizi dal vivo per una quota superiore al 50%, aumentano invece coloro che ritengono che l’online potrà sostituire tra il 25% e il 50% le proposte dal vivo.

A conferma del fatto che la crescita della digitalizzazione può rimpiazzare solo una parte delle attività dal vivo, c’è il dato che certifica il generale calo nei volumi d’affari. Sono raddoppiati coloro che dichiarano di aver visto ridotto di oltre il 50% il proprio volume di affari rispetto al 2019 (da 17% a 38%), mentre rimane la percentuale più cospicua quella dei rispondenti che ha dichiarato una riduzione del business tra il 25% e il 50%.

In linea con questo dato, anche la rilevazione di un sentiment per il futuro non roseo. La quasi totalità dei rispondenti (91%) afferma di attendersi una contrazione pari o superiore al 25% del fatturato, con conseguenze per tutto il 2021. In particolare, il 44% dei rispondenti prevede che il fatturato di fine 2020 conoscerà una contrazione di circa un quarto rispetto a quanto registrato nel 2019, il 44% prevede una riduzione pari alla metà del fatturato, mentre il 3% stima addirittura perdite superiori al 75%.

Infine, per quanto riguarda le previsioni di ritorno alla normalità, più della metà del campione, nonostante l’avvio di campagne vaccinali in molti Paesi, ritiene che ci vorranno 1-2 anni, il 19% che ci vorranno oltre 2 anni.

Il mercato dell’arte e dei beni da collezione, i trend del 2020

Oltre a indagare il sentiment degli esperti del settore, il report di Deloitte rielabora anche i principali trend del mercato dell’Arte nell’anno della pandemia. Tra gli altri elementi, spicca la riduzione dei volumi d’affari rispetto al 2019, che per le aste comprese nel campione di ricerca si è assestata complessivamente al -29,7%, al -34,1% a/a per il settore della pittura e al -22,5% a/a per il comparto degli altri beni da collezione. Tra le principali cause della riduzione del fatturato si segnala la scarsa propensione dei collezionisti a mettere in vendita lotti di elevata qualità in periodi di crisi, che ha ridotto nel corso dell’anno la disponibilità di lotti di grande qualità.

A compensare, in parte, il calo imposto dalle restrizioni Covid-19, è stata la crescita di vendite online, che hanno conosciuto un incremento del +204,8%. Le piattaforme virtuali, però, nonostante l’importanza che hanno rivestito e tuttora rivestono nel tenere vivo il mercato, si sono tuttavia rivelate solo parzialmente in grado di sostenere il mercato. È divenuto presto chiaro, infatti, che la componente fisica nell’esperienza artistica e culturale, ivi inclusa la partecipazione a mostre, fiere e aste di settore, sia fondamentale e spesso imprescindibile.

«Il mercato dell’arte dopo una iniziale fase di stasi dovuta all’incertezza della evoluzione pandemica e dopo una necessaria fase di riorganizzazione ha saputo reagire nella seconda metà dell’anno. È presto per dire se il momento di contrazione è ormai alle spalle, ma di certo sta già mostrando importanti segnali di vitalità che fanno ben sperare per il futuro», commenta Pietro Ripa, Private Banker Fideuram.

«Il mondo dell’arte e della cultura non può basarsi soltanto sull’esperienza virtuale ed è pertanto plausibile attendersi, per il futuro, un graduale ritorno all’esperienza fisica. È certo, tuttavia, che permarrà una nuova percezione dei canali digitali e che il settore continuerà ad orientarsi ad una sempre maggiore sostenibilità», conclude Roberta Ghilardi, Sustainability Senior Consultant, Deloitte.

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