Prospettive

AS400, il Cloud e la modernizzazione dei sistemi legacy

Ricomincio Dal Cloud - Episodio 1

Il punto di vista di Deloitte ed Elmec Informatica sul Cloud Journey per le aziende italiane.

C’è un filo che attraversa la storia delle aziende italiane sia prima che dopo l’avvento di Internet e la rivoluzione digitale. Non si tratta solamente della cultura imprenditoriale, dell’attenzione alla qualità e della voglia costante di innovare; alla base di molte aziende ci sono spesso gli stessi sistemi informativi. Soluzioni come AS 400 (IBM Power I) costituiscono la spina dorsale delle aziende italiane fin dalla loro nascita nel 1988 (ancora prima che internet facesse la sua comparsa) e si trovano, oggi, ad affrontare la rivoluzione portata dal Cloud e dall’evoluzione tecnologica sottostante.

Il Deloitte Digital Transformation Executive Survey 2021 ha sottolineato come la scelta di perseguire questa evoluzione si riveli vincente: il sondaggio, infatti, mostra che le aziende con il maggior livello di maturità digitale hanno il doppio delle possibilità di generare profitti maggiori rispetto a chi possiede un livello più basso di sviluppo digitale. Non solo, più di tre quarti degli intervistati hanno dichiarato che le capacità digitali hanno permesso alla propria azienda di adattarsi e rispondere alle sfide poste dalla pandemia, mentre uno studio Deloitte del 2019 sottolinea che l’81% delle organizzazioni più mature cita la capacità di innovare rapidamente tra i propri punti di forza contro il 10% delle organizzazioni meno mature.

Nel clima di ripartenza e di pianificazione strategica in cui le aziende si trovano in questi mesi, quali sono le prospettive future di AS400? In che modo questa soluzione può evolvere per restare al passo delle tecnologie digitali e del Cloud? Abbiamo affrontato l’argomento con Matteo Pontremoli, Director Cloud Engineering di Deloitte Consulting Srl, e con Giovanni Mencarelli e Paolo Spello di Elmec Informatica, azienda che da 50 anni supporta le aziende italiane nella gestione dei propri sistemi informativi, come AS/400.

“AS400 o IBM Power, il nome che negli anni IBM ha dato al suo sistema, è una piattaforma su cui IBM continua a investire e rilasciare aggiornamenti. Basti pensare che da pochissimo è stata annunciata la decima generazione del processore Power e la venticinquesima versione del sistema operativo - Dice Giovanni - Si tratta di una soluzione usatissima dalle aziende italiane: in Italia sono stimati circa 12.000 sistemi installati. Questo perché negli anni è stata percepita come una piattaforma affidabile e solida nelle performance. Le aziende hanno investito molto su di essa e gli sviluppatori hanno fatto leva sull’integrazione delle applicazioni con i processi aziendali. Chi ha saputo far tesoro di questa integrazione oggi ne vede ancora i benefici.”

È il motivo per cui, secondo un sondaggio Forrester commissionato da Deloitte nel 2020, il 66% dei responsabili di questo genere di sistemi afferma che il Cloud non sostituirà mai completamente il legacy. Anche perché la migrazione al Cloud di una piattaforma simile è un processo spesso percepito come lungo e complesso. Per questo l’atteggiamento più comune all’interno dell’aziende è uno scarso entusiasmo per progetti di modernizzazione basati sul Cloud. Il pensiero predominante è: “Finché il vecchio sistema funziona, meglio lasciare tutto così com’è”, anche se si tratta di una soluzione di valore, la cui potenza di calcolo spesso non viene nemmeno sfruttata appieno. E allora perché non rivolgersi al Cloud proprio per risolvere il problema?

Giovanni ha le idee chiare sul motivo: “Non si ha la consapevolezza di cosa significa migrare in Cloud, e questo spinge a mantenere la soluzione in casa e genera queste diseconomie. I reparti IT temono che si crei una discontinuità tra il loro modo di lavorare (che è retaggio di processi molto personalizzati) e un futuro in cui un’azienda esterna impone loro processi rigidamente regolati. In questo contesto vediamo il valore di avere un partner affidabile, capace di abbinare a competenze tecnologiche e processi IT industrializzati un approccio al servizio flessibile e personalizzato. Così il passaggio al Cloud può liberare energie e permettere di avere una spesa più contenuta e più vicina alle reali necessità dell’azienda e senza avere i possibili contraccolpi che questo cambiamento può comportare.”

Scegliere di rimanere on-premise non è comunque del tutto esente da rischi, afferma Matteo: “per questa, come per molte altre soluzioni IT, mantenere l’infrastruttura in casa significa assumersi il rischio di restare indietro con le nuove release e con l’innovazione. Si tratta di quello che viene chiamato ‘debito tecnico’. Data la complessità e la co-dipendenza degli elementi applicativi, l’obsolescenza di uno o più elementi rischia di creare malfunzionamenti e di esporre l’intero sistema ad attacchi informatici.”

A tal proposito, Paolo aggiunge un ulteriore spunto di riflessione: “potrebbe essere utile distinguere tra l’obsolescenza dell’hardware e quella dell’applicazione. Quello che determina il ritardo e guida gli investimenti del cliente è senza dubbio l’applicazione. L’hardware è facile da sostituire; l’applicazione è difficile da far crescere e mantenere. Quando si parla di AS400 diviene ancora più complicato, perché si utilizza spesso un termine che indica la piattaforma (hardware, sistema operativo e middleware) per riferirsi in realtà al set di applicazioni ospitate sulla piattaforma. Raramente è l’hardware ad essere un problema, c’è chi non lo aggiorna perché non ha budget, ma più spesso è perché è bloccato dall’applicazione. Il focus dovrebbe restare proprio sul software e sulla sua innovazione: è questa la cosa che conta di più. Dopo il business ovviamente.”

Una possibile soluzione per “liberare” le applicazioni e portarle sul Cloud è quella di creare un modello basato su una two-speed architecture. In questo approccio, le componenti digital e legacy vengono disaccoppiate attraverso un layer di API che consente di farle dialogare mantenendole indipendenti. In questo modo, le due realtà possono evolvere separatamente, ognuna secondo i propri ritmi.

Matteo racconta questa soluzion nei dettagli: “Un’architettura a due velocità permette di modernizzare i sistemi legacy ottimizzandone costi e performance e introducendo l’automazione dei processi, attraverso una roadmap più lenta che permette di ridurre i rischi tipicamente associati con l’evoluzione del legacy. D’altro canto, l’azienda può superare i limiti del legacy, affiancandolo a un’architettura digital e Cloud-native: le nuove applicazioni vengono progettate per essere sviluppate su qualsiasi tipo di ambiente Cloud (Private, Public o Hybrid) ed essere aggiornate in maniera continua, secondo la velocità richiesta dal business.

In sintesi, l’architettura a due velocità permette di sfruttare le potenzialità del Cloud (potenza di calcolo flessibile e scalabile, maggiori performance e affidabilità) senza incorrere nei rischi di una Cloud migration vera e propria. Questa soluzione può evolvere velocemente per stare al passo con le soluzioni più avanzate, sfruttare al massimo l’intelligenza del dato e offrire ai propri clienti un’esperienza in linea con le potenzialità e la rapidità richiesta dal mondo digitale.”

Tuttavia, il vantaggio maggiore dell’architettura a due velocità, è che l’applicazione modernizzata funziona esattamente come la vecchia applicazione, ma meglio. I clienti non vedono alcuna differenza, né interruzioni nel servizio, ma possono godere di un servizio più completo e performante; dall’altra parte, gli sviluppatori possono continuare ad utilizzare gli strumenti che preferiscono e non devono cambiare il proprio approccio, pur sfruttando le nuove possibilità date dal nuovo ambiente digitale.

Introdurre il Cloud permette di migliorare la posizione dell’azienda in termini di sostenibilità, ma è anche un ottimo modo per controllare i costi IT, grazie alla possibilità di disporre di potenza di calcolo in modo flessibile, on-demand e pagando a consumo e di poter disporre di sistemi aggiuntivi solo quando il business ne ha effettivamente bisogno. Farlo scegliendo accuratamente la strategia migliore in base alle caratteristiche e agli obiettivi della propria azienda, permette di ridurre rischi e complessità, assicurando al contempo la completa disponibilità dei sistemi aziendali critici, come sintetizza Giovanni di Elmec:

“L’innovazione non è fine a se stessa ma vede come obiettivo la digitalizzazione dei processi dell’azienda. Noi partiamo sempre da una richiesta di innovazione che nasce dal business e si rivolge all’IT per avere nuove funzionalità. Per farlo bisogna pensare a un’evoluzione progressiva, per fasi. Bisogna anche saper far leva sugli asset su cui si ha investito, puntare sulla digitalizzazione dei sistemi e delle interfacce di AS400 con IoT e Cloud. Occorre infine fare attenzione a evitare la disruption e che l’evoluzione non vadano a discapito della continuità dei processi. La scelta del partner deve sempre garantire continuità di business sia nella fase cruciale del progetto sia in quelle successive. La scelta della tecnologia deve sempre assicurare la continuità di business. La chiave di lettura è sempre il business al primo posto e l’applicazione come ambito chiave.”

Conoscere i propri obiettivi è il primo passo per avere successo quando si parla di evoluzione tecnologica. Innovare più velocemente e modernizzare i propri sistemi legacy sono i primi due obiettivi delle aziende intervistate nel Deloitte Digital Transformation Executive Survey 2021; l’introduzione del Cloud e lo sviluppo di nuove capacità digitali sono fondamentali per raggiungerli. Per questo un’evoluzione tecnologica ben governata e aderente alla strategia del business è la chiave per sviluppare il proprio sistema legacy e lanciare ogni azienda verso i propri traguardi futuri nel mondo digitale.

L'hai trovato interessante?