Prospettive

Business Continuity, Disaster Recovery e l’insostenibile attesa di ripartire… il senso, unico, del cloud

Ricomincio Dal Cloud - Episodio 2

Il punto di vista di Deloitte ed Elmec Informatica sul Cloud Journey per le aziende italiane.

Nel 2020 siamo arrivati a toccare quota 60 Zettabyte (un’unità di misura finora poco nota, pari a miliardi di Terabyte) con un +44% rispetto al 2019. Allo stesso tempo, l’utenza internet che, fino a poco tempo fa, raggiungeva circa la metà della popolazione mondiale è cresciuta di 800.000 utenti al giorno. Il mondo digitale è di fatto esploso e, di pari passo, tutti noi abbiamo imparato a riporre su di esso le nostre aspettative, aspettandoci sempre le massime prestazioni e un servizio “always on”. Una pressione che, per alcuni mesi, ha portato colossi come Netflix e Youtube a ridurre leggermente la qualità dei propri video pur di “sopportare” il carico di richieste così violentemente piombate sui propri server e data center. Semplicemente, non eravamo progettati per sopportare questa accelerazione e oggi dobbiamo velocemente imparare a farlo.

Nell’arco di due anni il digitale, il cloud e i servizi ad esso collegati, sono entrati prepotentemente in ogni pertugio, in ogni angolo dei processi aziendali, anche dei più tradizionali. Una progressione che non è stata inventata dalla Pandemia, sia chiaro, ma che la Pandemia ha scatenato lungo velocità di crociera nemmeno ipotizzabili in passato.

Oggi anche un secondo di fermo corrisponde a danni inimmaginabili, ma il Cloud offre una soluzione estremamente affidabile. Non a caso Codemotion, IDC, Forrester Research dichiarano proprio il cloud il “super eroe” della continuità aziendale nel 2020 e 2021.

Dunque, basta affidarsi al Cloud per aggirare queste difficoltà? Non proprio. Come spiega Il Clusit (associazione italiana per la sicurezza informatica) nel suo recente report, la maggior parte delle imprese italiane spesso non conosce la differenza tra backup e disaster recovery. Non solo, nella corsa al lavoro remoto le aziende non hanno sviluppato un’adeguata sensibilità verso i rischi enormi collegati all’uso dello spazio di lavoro digitale. Una lacuna che, di fatto, ha scatenato quella che Gabriele Faggioli, presidente del Clusit, chiama una vera emergenza digitale globale.

Grande accelerazione digitale, dunque, ma anche grandissimi rischi di bloccarsi a causa di questa velocità. Un “ossimoro” su cui da tempo sono al lavoro Deloitte ed Elmec Informatica con idee, strategie e progetti concreti. Un ossimoro di cui abbiamo chiesto conto a specialisti di grande esperienza sull’argomento come Matteo Pontremoli, Cloud Director presso Deloitte Italia, Nicolò Bonfanti, Business Developer e Giovanni Mencarelli, Alliances Manager, entrambi di Elmec Informatica.

La partita si gioca attorno alla consapevolezza dell’importanza del dato e della sua protezione, un tema su cui le aziende e i manager sembrano essere sempre più consapevoli. Tuttavia, c’è una partita delicatissima ancora da giocare su backup, restore e capacità di ripartire in tempi rapidi. Questo perché alcuni faticano a distinguerli e dal punto di vista del manager medio, tutto si riassume in un unico obiettivo che è quello di proteggere l’azienda. Sono però modalità e tecnologie diverse: avere un buon disaster recovery, infatti, non significa essere protetto da un attacco ransomware.

In questo contesto, il Cloud consente di evolvere la propria strategia di Disaster Recovery all’interno della Business Impact Analysis (BIA), il piano aziendale messo a punto per fronteggiare potenziali attacchi o disastri. Se le soluzioni tradizionali prevedono di duplicare l’intera infrastruttura di sistemi, servizi e storage in un punto più lontano rispetto al data center principale, con costi equivalenti a quelli della sede principale, il Cloud consente una gestione personalizzata dei diversi servizi, strutturata sulla base del loro livello di criticità. Come racconta Pontremoli: “Possiamo affermare che oggi siamo in grado di aggiungere un pezzettino in più a un’infrastruttura di questo tipo. Quei clienti che hanno delle esigenze specifiche di residenza del dato, piuttosto che particolarmente soggetti a dei temi di latenza, possono costruire un disaster recovery taylor made, insieme a noi e a Elmec.”

I vantaggi del Cloud offrono risposte in termini di costi e disponibilità del disaster recovery, ma non solo. Gli strumenti Cloud consentono anche di far fronte a nuove minacce, come quella dei ransomware, le quali agiscono in modo diverso rispetto agli attacchi tradizionali. “Il classico disaster recovery – afferma Bonfanti – parte dal presupposto che avvenga un disastro solitamente geografico o comunque che possa fisicamente bloccare l’attività dei server: incendio, terremoto o esondazione. Oggi però c’è da prendere in considerazione un “nuovo” scenario di rischio che non è più geografico o fisico, perché un attacco ransomware può compromettere i dati ovunque essi siano.” Grazie al Cloud è possibile segmentare il dato e bloccare l’infezione, avendo anche a disposizione strumenti di analisi avanzati in grado di analizzare e individuare per tempo simili minacce.

A cura di Elmec Informatica e Deloitte Italia

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