Comunicati stampa

La quarta rivoluzione industriale è il futuro

Ma qual è il futuro del Piano Nazionale Industria 4.0?

Il Piano Nazionale Impresa 4.0 è stato utilizzato dalle imprese italiane sostenendo la crescita del Paese

Bologna, 8 aprile 2019 - Discutere il futuro del Piano nazionale Impresa 4.0 è stato l’obiettivo del convegno “La quarta rivoluzione industriale è il futuro” organizzato da Deloitte e Nomisma all’interno del quale gli aspetti legati ai temi del 4.0 sono stati declinati in diversi settori dall’università all’impresa, dalla manifattura al digitale e attraverso l’esperienza diretta delle imprese.

Le tempistiche ridotte e la certezza della misura incentivante, la possibilità di finanziare tutte le fasi dello sviluppo progettuale (dallo sviluppo della soluzione innovativa al suo sfruttamento sul mercato) e la possibilità di combinare congiuntamente diverse misure incentivanti sono i pilastri e i principali punti di forza degli incentivi a supporto del Piano Nazionale Impresa 4.0.

Accanto a questi, però, la prima fase di implementazione ha evidenziato anche alcune difficoltà dovute all’incertezza normativa (con un contesto normativo in continuo divenire manca la certezza per garantire un’adeguata pianificazione di investimenti), alla complessità applicativa degli strumenti incentivanti (con conseguente lungaggine nei tempi ed elevati costi di implementazione soprattutto in realtà scarsamente strutturate) e alla scarsa cultura e competenze aziendali (scarsa propensione alla gestione degli strumenti incentivanti in ottica ex ante e carenza di risorse interne con specifiche competenze su tematiche di Industry 4.0).

In particolare, per le PMI, è possibile individuare alcune aree di intervento a partire dalla definizione di una strategia per guidare il processo di ricerca, sviluppo ed innovazione attraverso l’identificazione delle necessità dell’impresa, la focalizzazione su obiettivi a medio e lungo termine e la ricerca di connessioni con Università e Istituti di Ricerca.
Sempre più cruciale appare la necessità di creare una cultura di impresa che parta da un approccio progettuale all’innovazione e che sappia programmare gli investimenti.

“I trend a livello globale dimostrano ampiamente che la ricerca e l'innovazione giocheranno un ruolo chiave per conservare la forza e la competitività dell'Europa e dell'Italia in un mondo sempre più globale. – dichiara Ranieri Villa, Partner dello Studio Tributario e Societario di Deloitte. “L'innovazione è l'unica via per fare ripartire la crescita e per attirare la catena del valore e in questo contesto le agevolazioni fiscali alla Ricerca e Sviluppo rappresentano uno strumento insostituibile”.
Una prima valutazione dei risultati fa emergere che, nel 2015, circa 8 mila imprese hanno usufruito del credito di imposta R&S, compensando 547 milioni di Euro mentre nel 2016 il doppio delle imprese del 2015, circa 16 mila hanno compensato 1.283 milioni di Euro.

Per quanto riguarda il Patent Box, sono state registrate 4.600 richieste di Ruling nel 2015 (di cui circa 2.000 considerate non ammissibili) e la maggior parte dei 2.100 Ruling residui del 2015 è stata chiusa nel 2018. Nel 2016, 1.148 società hanno utilizzato l’agevolazione (+85% rispetto al 2015) per un ammontare complessivo di 1,4 miliardi di Euro (4,3 volte il valore del 2015).

Questi dati per quanto positivi dimostrano i punti le difficoltà dovute all’incertezza normativa, alla complessità applicativa di alcuni strumenti incentivanti ma anche la scarsa cultura e competenze aziendali.

Il piano è stato quindi utilizzato dalle imprese ed ha sostenuto la crescita del Paese basti pensare che l’andamento degli ordinativi interni ha fatto registrare un aumento del 10,8% (2017 vs 2016) per investimenti fissi lordi di circa 80 miliardi di Euro ma la dimostrazione è data dal fatto che il 42 % delle imprese 4.0 ha aumentato il rpoprio fatturato nell’ultimo triennio mentre nelle imprese tradizionale l’aumento del fatturato si è riscontrato solo nel 19% dei casi.
Il Piano Impresa 4.0 è stato d'altronde una decisione inevitabile che l’Italia ha dovuto prendere per allinearsi alle politiche introdotte da tutti i principali Paesi europei ed extra-europei che mettono in campo politiche finalizzate a sostenere l’innovazione e lo sviluppo tecnologico delle imprese.

Basti pensare che se nel 1995 solo 12 Paesi OCSE offrivano alle imprese almeno un incentivo alla R&S, nel 2004 i Paesi erano 18 e nel 2018 sono diventati oltre 50 quelli che offrono almeno un incentivo. Durante la crisi economica 11 delle 24 principali economie mondiali hanno incrementato i propri incentivi fiscali. Sono molti i paesi che, prima dell’Italia, hanno introdotto un piano per accelerare la crescita attraverso un Piano Industria 4.0 ed in particolare gli Stati Uniti con Manifacturing USA, la Francia con Industrie du futur e la Germania con Industrie 4.0.

“L’impresa 4.0 non è soltanto una rivoluzione tecnologica, ma una più ampia riorganizzazione dell’apparato produttivo di un paese” – ha spiegato Lucio Poma Responsabile Scientifico dell’Area Industria e Innovazione di Nomisma . Le Key Enabling Technologies (KET), in essa contenute, oltre a permettere nuove realizzazioni di alcune fasi produttive e prodotti finali, costituiscono un nuovo linguaggio nel quale si articola la produzione di conoscenza. Pertanto, Impresa 4.0 trova la sua massima espressione e vantaggio competitivo, nell’interoperabilità tra le diverse piattaforme lungo la catena del valore. La filiera si allunga fino a riconnettere produzione, logistica e distribuzione in un unico indistinto flusso di valore. In tal senso il piano di impresa 4.0 oltre a stimolare le singole aziende all’adozione delle diverse tecnologie abilitanti deve, al contempo, generare le premesse per dare vita ad un ambiente cognitivo e innovativo nel quale trasformare i flussi di informazioni e conoscenza in nuova produzione”.

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