Le aziende familiari di prossima generazione

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Le aziende familiari di prossima generazione

Alla scoperta degli ecosistemi di business

Aziende familiari propense solo a parole verso logiche di “innovazione aperta”: un terzo preferisce i partner storici

Key findings

 
 
  • Aziende familiari propense agli ecosistemi di business: utili per crescere (50%) e innovare (56%)
  • Aumentano le interazioni con soggetti terzi (65%), ma le acquisizioni restano la formula preferenziale
  • Partner storici (32%) e atteggiamento possessivo nei confronti della proprietà intellettuale (63%): le logiche tradizionali primeggiano sull’innovazione
  • Approccio alla tecnologia e digitalizzazione: leader familiari consapevoli (55%), ma mancano le skill giuste all’interno della famiglia

Milano, 25 giugno 2018 - Secondo la terza edizione del report Deloitte dedicato alle aziende familiari, condotto per la prima volta su scala globale, i leader di imprese familiari riconoscono l’opportunità di sfruttare i benefici offerti dall’operare, nell’ottica di innovare e sviluppare il business, in ecosistemi di business rappresentati da reti di soggetti e connessioni più grandi, fluide e complesse di quelle in cui sono comunemente abituati a lavorare, che sono per contro basate su collaboratori fidati e caratterizzate da stabilità e coesione. Allo stesso tempo, non sono necessariamente a conoscenza delle modalità o della misura in cui tale opportunità debba essere perseguita.

Questo quanto emerge dallo studio ”Le aziende familiari di prossima generazione. Alla scoperta degli ecosistemi di business”, basato sui risultati di un’indagine svolta da Deloitte su 575 futuri leader di aziende familiari in 52 paesi, tra cui l’Italia (23 aziende), dedicata alla crescente sfida che le aziende familiari e i loro leader devono affrontare per prosperare negli odierni e fluidi ecosistemi di business, mantenendo la loro identità come azienda e la loro coesione come famiglia. 

“Per molte società a conduzione familiare, i rapporti commerciali con soggetti diversi da fornitori e clienti si sono limitati per lungo tempo a uno sparuto gruppo di attori all’interno dello stesso settore e spesso anche all’interno della stessa regione geografica. – commenta Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader per l’Italia - Oggi, trainate in gran parte dalle tecnologie digitali e da una maggiore connettività, sono apparse nuove soluzioni per creare valore attraverso attività di networking, collaborazione e interdipendenza. Queste reti interdipendenti di aziende e altre organizzazioni— ecosistemi di business— possono rappresentare una minaccia, trasformando i tradizionali vantaggi competitivi delle aziende familiari. La modalità con cui la maggior parte delle famiglie ha sviluppato con successo il proprio business, soprattutto in funzione di relazioni di lunga durata con interlocutori resilienti, basate sulla fiducia, si dimostra ad esempio ad oggi in parte superata. Allo stesso modo, l’aumento dell’interdipendenza comporta una maggiore instabilità e imprevedibilità, tale da minacciare l’autonomia e il controllo di cui le aziende familiari hanno di norma goduto. Tale minaccia può essere particolarmente grave nei momenti di transizione della leadership da una generazione all’altra.” – continua Ernesto Lanzillo - “Oggi la sfida posta alle aziende familiari è apprendere in che modo crescere negli ecosistemi di business fluidi e in rapida trasformazione in cui sono inserite, conservando al contempo la propria identità come azienda e la coesione e i valori come famiglia.”

Aziende ottimiste: gli ecosistemi di business elemento utile per crescere (56%) e innovare (50%).

Un punto che emerge con chiarezza dallo studio Deloitte è la percezione positiva che le aziende familiari hanno degli ecosistemi di business. Infatti, secondo i leader familiari tali ecosistemi di business offrono opportunità di crescita e innovazione per le loro imprese. Il 56% dei leader familiari li considera come volano di crescita per la propria azienda; inoltre, la metà degli intervistati (50%) è pienamente d’accordo sul fatto che questi siano un’opportunità per migliorare le capacità di innovazione della propria azienda.

Il numero di interazioni è aumentato per il 65% delle imprese negli ultimi 3 anni, ma si preferisce ancora una logica di partnership tradizionale.

L’agilità e la velocità di risposta delle imprese sono una dinamica fondamentale. In linea con questo fenomeno, la maggioranza delle aziende intervistate riferisce che il numero di interlocutori con cui si interagisce regolarmente è aumentato negli ultimi tre anni. Le interazioni con terze parti, negli ultimi 3 anni, sono infatti aumentate per il 65% delle aziende intervistate.

Tra le aziende familiari intervistate, le acquisizioni sono state il tipo di aggregazione aziendale più comune per conseguire la crescita nell’ecosistema durante i tre anni precedenti all’indagine. Alla domanda sull’intenzione di sviluppare aggregazioni aziendali nei prossimi tre anni, le risposte degli intervistati sono state (prevedibilmente) meno sicure, ma i risultati suggeriscono che le acquisizioni dovrebbero rimanere il principale metodo di aggregazione tra le aziende familiari, prevedendo un minor ricorso ad alleanze strategiche e joint-venture. 

“Le aziende familiari instaurano spesso relazioni a lungo termine con terzi (clienti, fornitori e partner), con cui svolgono la propria attività. Negli ecosistemi di business odierni e soprattutto futuri, l’acquisizione completa di un’altra società è solo uno dei tanti modi possibili per accedere all’innovazione. In futuro, le aziende familiari potrebbero voler esplorare approcci alternativi, come alleanze e joint-venture, per relazionarsi e accedere all’innovazione in modo più ampio.” - commenta Ernesto Lanzillo.

Partner storici (32%) e atteggiamento possessivo nei confronti della proprietà intellettuale (63%): le logiche tradizionali primeggiano sull’innovazione

Alla richiesta di descrivere il proprio atteggiamento nei confronti della collaborazione con altri soggetti sull’innovazione, quasi la metà degli intervistati (49%) afferma che è disposta a collaborare con qualsiasi soggetto in possesso di una buona idea. Circa un terzo (32%) dichiara però che è disposta a collaborare solo con soggetti con cui intrattiene una relazione di lunga durata.

Nonostante le imprese familiari e i suoi leader si dichiarino interessate a parole a stringere partnership con altre aziende e siano proiettate verso l’innovazione, i leader d’impresa continuano a dare valore alla titolarità di asset e alla proprietà intellettuale (PI). Proprio quest’ultima può determinare una preferenza per le acquisizioni, rispetto ad altre forme di aggregazione aziendale. Le aziende familiari tendono a essere possessive nei confronti della proprietà intellettuale. Il 63% afferma che è “molto importante” o “piuttosto importante” per l’azienda di famiglia possedere la proprietà intellettuale. 

“Molte aziende familiari – continua Ernesto Lanzillo - non sembrano essere ancora pienamente mature nel riconoscere i benefici derivanti da una loro partecipazione più attiva nell’ecosistema di business, soprattutto su alcuni aspetti come l’atteggiamento verso l'innovazione e il possesso della proprietà intellettuale. Per questo devono orientarsi verso un minor grado di controllo e porre meno enfasi sugli asset proprietari in generale: oggi negli ecosistemi di business, le aziende possono sfruttare i vantaggi delle risorse senza possederle realmente”.

Approccio alla tecnologia e digitalizzazione: leader familiari consapevoli (55%), ma mancano le skill giuste all’interno della famiglia

I futuri leader di aziende familiari ritengono di essere più consapevoli dell’impatto della digitalizzazione, che accelera le interrelazioni con altri soggetti, rispetto agli altri membri della famiglia che operano in azienda e che questi ultimi, a loro volta, sono percepiti come più consapevoli rispetto ai membri della famiglia che non operano all’interno dell’azienda.

“Si potrebbe affermare che i leader delle aziende familiari debbano ancora impegnarsi nell’educare gli altri membri della famiglia sul valore della tecnologia digitale. In realtà, dato che la maggioranza degli intervistati ha riposto di essere solo “relativamente consapevole” della tecnologia digitale, gli stessi leader potrebbero inoltre volere investire più tempo e risorse nella scoperta degli utilizzi e delle implicazioni delle tecnologie digitali.” - conclude Ernesto Lanzillo.

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